giovedì 28 aprile 2016

5 DOMANDE A: MR GARDENIO (ALBERTO VALERIO FERRINI)

Mr Gardenio, innanzitutto grazie per la tua disponibilità a soddisfare il mio appetito di curiosità ... poi vorrei iniziare con il chiederti: come nasce la tua idea di presentare i piatti che servi nel tuo ristorante "La Gardenia" come un food blogger?

L’idea parte grazie a facebook che ci permette di fare video in diretta. Vedevo tutti che facevano video di feste di compleanno, di pranzi al mare, di semplici momenti in casa. E li mi è scattata le genialata! Ma perché non sfruttare questa opportunità per fare un po’ di marketing? Avendo un attività mi è venuto subito in mente di presentare piatti mentre li mangio, in diretta dove spiego mie sensazioni e faccio a voce alta esami organolettici delle pietanze.

Come si concepisce un nuovo piatto da inserire in un menù già rodato?

Io direi più che "nel piatto" dobbiamo cercare nei sapori. Cos’è il sapore perfetto? Nasce da un abbinamento, un gusto, un insieme di consistenze, una ricetta. È difficile darne una definizione, è come se dopo l’assaggio di alcuni piatti la nostra mente in combutta con il nostro palato si rifiutasse di ricordare altro se non quell’esatto sapore. Non è solo l’esperienza alle prese con piatti di alta cucina, può essere il pane al pomodoro per esempio, come nel mio caso. La merenda perfetta di me bambino, che non riesco più a replicare esattamente. Eppure la ricetta è semplice, gli ingredienti essenziali. Riferito al mondo degli chef può essere un discorso ancora più complesso. Mi spiego meglio. Immaginate uno chef, il cui compito, oltre al lavoro quotidiano, è quello di creare nuovi piatti. Da dove comincia? Da un’ispirazione che ha avuto camminando per strada, da un piatto del passato rielaborato, da un ingrediente, da un disegno, un’opera d’arte, un viaggio all’estero, da un insieme di esperienze e assaggi. Come si va alla ricerca del piatto perfetto? Le strade della creatività in cucina sono le più disparate. C’è chi per scegliere un piatto da inserire in menù lo prova 100 volte, chi invece è folgorato da ispirazione immediata, chi ne crea 60 per metterne in carta 6, chi perfeziona, chi sceglie, chi crea in team, chi ne intuisce anticipatamente il successo.

Dalla tua esperienza acquisita dal tanto tempo che sei in questo settore, è cambiato il gusto di cosa "mangiare fuori" di noi italiani ed il "modo di farlo"? E se si, come?

Quanto mangiavamo? Un tempo però spendevano molto di più per mangiare, e se facciamo un ipotetico raffronto con l’euro, basta dire che dopo l’Unità d’Italia, nel 1861, quasi 2/3 del reddito medio italiano - circa 2.022 euro annui pro capite a potere di acquisto attuale - era destinato al cibo; cinquant’anni dopo era il 46% del reddito per abitante, cioè 3.067 euro annui. Già dai primi Anni ’70 del secolo scorso la spesa alimentare si è dimezzata e negli ultimi quarant’anni i consumi alimentari hanno “perso pezzi”, pur essendo aumentati di 1/3. C’è lo zampino della Dieta Mediterranea. Siamo diventati più ricchi ma la spesa per mangiare è cresciuta poco. Alimenti come il pesce, la frutta e la verdura,comprese le bevande, sono diventati più presenti e “importanti” sulle nostre tavole. Al contrario il pane, i cereali, il latte, i formaggi e le uova hanno subito un ridimensionamento nei consumi. Carne e salumi, dopo una forte espansione nei venti anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, si sono stabilizzati negli Anni ’70. A partire dalla metà di quegli stessi anni la spesa per i prodotti alimentari è scesa dal 30% al 15%, poi dal decennio successivo la cosiddetta Dieta Mediterranea ha dato un ulteriore colpo di grazia. 
Come mangiamo oggi. Siamo ormai lontani anni da luce dai modelli di alimentazione degli inizi del ’900, quando assumevamo poche calorie, si mangiavano sempre le stesse cose e la dieta mutava in modo lentissimo. Rispetto al secolo scorso siamo passati dal sostentamento ad una dieta di benessere, segno che abbiamo risolto il fabbisogno degli alimenti primari, si sono ridotte le differenze nutrizionali tra le classi sociali, i consumi sono aumentati, i gusti sono cambiati, abbiamo scoperto nuovi modi di cucinare grazie ai fenomeni migratori, i cibi preparati e surgelati ci hanno fatto risparmiare tempo.

La dicotomia costo/qualità come si concilia? Ovvero, offrire un servizio di elevata professionalità ad un prezzo che il cliente possa ritenere fruibile, cosa comporta?

È una domanda ambigua, nel senso che la bontà o la bellezza non hanno prezzo e quando si cerca di quantificarlo, tenendo conto della materia prima, del servizio, del pensiero e del gusto che si trovano dietro ogni piatto, ognuno la pensa a modo suo. Per semplificare, tra l’ essere caro o costoso, Gardenio è "gustoso". 

In ultimo, Mr Gardenio, cosa vedi nel futuro della ristorazione? 

Il futuro lo vedo male … vedo chef stellati che lavoreranno per grandi industrie food e beverage. Ci saranno sempre più piatti pronti anche nei ristoranti. Finalmente ci mangeremo anche gli insetti. Dopo di che spero che un grande masso distrugga la terra per ricominciare tutto daccapo!!


Per saperne di più: http://www.ristorantelagardenia.it


Lo confesso, sono di parte. Mangio molto spesso e da tanto tempo alla Gardenia e Alberto, così come Paolo, il papà, e Mattia, suo fratello, sono miei amici, ma proprio per questo e approfittando della novità introdotta proprio da Alberto di presentare i propri piatti in compagnia di Mr. Gardenio, ho proposto questa intervista.
Sono curioso per natura e volevo saperne di più in virtù della loro professionalità che si è affermata dal tanto tempo che operano nel settore, e grazie alla disponibilità concessami, per cui colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta, questo è il risultato.
La cucina è cultura, è arte, è passione, è sacrificio e molto altro ancora; quando un piatto arriva in tavola ha percorso un cammino che abbiamo provato a sintetizzare in questo piccolo spazio di questa piccola rubrica, nella speranza di essere riusciti a soddisfare magari anche qualche curiosità dei lettori che quotidianamente sfogliano idealmente le pagine di questo blog nella rete. proponendo, nel contempo, un luogo dove trascorrere una buona serata in compagnia gustando le proposte di Mr Gardenio ai suoi avventori ...


martedì 26 aprile 2016

TRASHED: RIFIUTI ZERO

Trashed: rifiuti zero è un film/documentario prodotto da Jeremy Irons (nelle vesti in video anche di giornalista investigativo) che indaga sul problema planetario dei rifiuti; è enorme e non può più non essere considerato anche un problema di coscienza collettiva.
Sette miliardi di persone che affollano il pianeta producono giornalmente una quantità di rifiuti che è sempre più difficile da smaltire.
Il film parte col denunciare il problema delle discariche (c'è ne una in Libano che sta creando seri problemi al Mare Meditteraneo che interessa anche noi), passando poi a enunciare i seri problemi che comportano gli inceneritori, sia dal punto di vista dei costi di gestione che dalle diossine (classe di composti organici eterociclici delle quali quelle POLIAGENATE sono INQUINANTI ORGANICI PERSISTENTI) che rilasciano nell'aria.
Il film mostra come in vari posti nel mondo (tra cui l'Islanda che alla fine ha chiuso il proprio), gli inceneritori lavorino quasi sempre fuori dai valori massimi stabiliti come emissione delle diossine e di come queste pur disperdendosi nella'aria tornino poi in circolo ricadendo nel mare finendo per essere assorbite dalla flora acquatica che poi, rientrando nella catena alimentare, le riporta, di fatto, a contatto con gli esseri umani.
Viene altresì mostrato come la plastica, ed in particolare i sacchetti che usiamo per la spesa, finisca sempre negli oceani creando fanghiglie poltigliose nelle sei parti del pianeta in cui negli stessi oceani si creano dei vortici nei quali si ammassa e di come la frantumazione in miriadi di micro pezzi questa venga sempre assorbita dalla fauna ittica e, in ragione di quanto detto prima, riportata a contatto con gli esseri umani.
Viene spiegato anche come in natura tutto si trasforma e ritorna in circolazione; anche i terreni assorbono ciò che piove dal cielo e ciò che gli viene sotterrato sotto, che è molto difficile da contenere quando degrada in fluidi.
Da questo principio viene mostrato come la raccolta differenziata eseguita con criteri seri e scientificamente processati è possibile creare per i materiali organici "compost" da utilizzare come fertilizzante, nei posti in cui avviene su questi dettami ha comportato un incremento della produzione anche di 5 volta maggiore rispetto ai prodotti chimici usati oggi con contestuale incremento della qualità della stessa, mentre per quelli inorganici è possibile creare riutilizzi che non comportino incrementi di produzione ed ulteriore smaltimento.
Infine viene evidenziato come in alcuni posti (vedi la città di San Francisco), dove si è raggiunti l'80% di raccolta differenziata sia sensibilmente migliorata la situazione generale e di come questa stia producendo posti di lavoro senza soluzione di continuità (in Italia molto interessante è il caso di Capannori, città della Toscana dove, appunto, si è raggiunti l'80% di raccolta differenziata).
Vi consiglio di vederlo.
Siamo ad un punto di non ritorno. Il nostro contributo su questo argomento non è più procrastinabile. Le generazioni future avranno sicuramente grandi problemi se non riusciamo ad educare i popoli alla raccolta differenziata; l'imposizione per legge non è l'unica soluzione (ovviamente non tutti i Paese del pianeta hanno preso questa direzione, basti pensare alla Cina).
Occorre un grande sforzo da parte di tutti affinché questo problema diventi al più presto uno dei più grandi problemi e che non basta più dire solo NO agli inceneritori; occorre dire basta a tante altre cose, in primis all'utilizzo dei sacchetti di plastica per la spesa.
Non si tratta di fare morale e di lavarsene le mani, si tratta invece di diventare attivi nella sensibilizzazione di quello che sta avvenendo e che avverrà in futuro se resteremo inermi ad assistere all'annientamento del pianeta.
La mia generazione, io per primo, ha fatto molto poco, per non dire nulla, in fatto di battaglie sociali.
Forse, questa, è l'ultima occasione per riparare ...

Per saperne di più:
http://www.leggerifiutizero.it/
http://www.leggerifiutizero.it/capannori-citta-a-rifiuti-zero/
http://www.zerowasteitaly.org/

domenica 24 aprile 2016

IL PARADISO PUO' ATTENDERE

Era un giorno afoso, corroso dallo scirocco che imperversava libero su questa parte del pianeta proveniente chissà da dove, pregno di una umidità che non ti faceva respirare e che ti portava a maledire il fatto che in quel momento non ti trovassi in un paese nordico, in un comodo refrigerio.
Me ne stavo lì, assorto nei miei non pensieri guardando l'orizzonte dalla sommità delle colline a sud di Roma; sotto di me bagnanti nel lago dove si specchia la residenza estiva del Papa; sopra di me la Rocca che porta il suo stesso appellativo.
Rare macchine ogni tanto mi sfilavano dietro in un fruscio indefinito; la mia moto pur spenta emanava calore; alcune persone poco più avanti mangiavano un panino sotto l'ombra di dozzinali e usurati ombrelloni da strada.
Tutto scorreva restando apparentemente fermo, in un non senso spirituale e atavico, detergente e avvolgente, comodo e asfissiante, relativo e assoluto.
Poi si accostò una macchina proprio nel punto in cui ero seduto e si aprì un finestrino dal lato passeggero e una flebile voce mi chiese qualcosa; scesi dal muretto e mi avvicinai non avendo ben capito cosa mi avesse chiesto, e mi affacciai all'interno.
Una donna minuta mi accolse con un sorriso e mi chiese un indicazione per dove non ricordo. Un viso orientale incastonato in rossi capelli e illuminato da occhi perlati mi travolse come un uragano di rara potenza, trascinandomi di colpo in un posto irreale, senza tempo né confini in cui risuonava una dolce melodia da violino e sembrava che tutti i colori esistenti al mondo si fossero mescolati assieme per tirarne fuori uno mozzafiato mai visto da occhi umani.
Non una parola uscì dalla mia bocca, paralizzato e vinto da cotanta bellezza lontana da ogni mia più fervida immaginazione.
Lei disse ancora qualcosa. Io non udii nessuna parola. Di colpo il vento cessò e il caldo mutò in una fresca e invitante mattina di primavera. 
Sorrisi. Lei tolse la cintura. Aprì lo sportello. Scese. Girò attorno alla macchina e mi si materializzò dinnanzi, splendente come l' angelo dell'annunciazione dipinto da Leonardo da Vinci, dionisiaca come la primavera del Botticelli, eterea come la donna immortalata da Klimt nel suo bacio più famoso, accattivante come la young lady with gloves di Tamara de Lempicka.
Ci guardammo negli occhi rapiti dal persempre. Ci baciammo danzando. Poi ci voltammo verso l'orizzonte mano nella mano in cerca del futuro mentre il sole calava dietro le colline che proiettavano la loro ombra sull'acqua immota del lago tornato solitario e silenzioso ...
Infine mi svegliai, solo, in un grande letto irradiato dai primi raggi solari e il mio viso mosse un sorriso compiaciuto nell'odore del suo profumo che ancora vibrava nella semi oscurità della mia stanza da letto ...


sabato 23 aprile 2016

LA MIA AMICA M.

Qualche anno fa, non mi ricordo bene quando, ho avuto il piacere e l'onore di conoscere M. a causa del suo lavoro e con il passare del tempo si è sviluppata tra di noi una certa conoscenza e, sopratutto da parte sua, una certa empatia.
Non la incontro quasi mai, mi reco sul suo posto di lavoro due o tre volte l'anno, la sento a volte per telefono, la maggior parte delle nostre conversazioni avvengono tramite mail in ufficio e, di rado, su messanger; non abbiamo mai preso un caffè assieme o fatto semplicemente due passi in giro,forse un paio di volte l'ho incontrata in strada scambiandoci un rapido saluto ed un paio di battute; di lei, in sostanza, non conosco nulla.
Nonostante ciò la considero una mia grande amica, una persona cara a cui mi sento profondamente legato.
Io sono una persona problematica, difficile, chiuso, se pur apparentemente molto socializzante, aspro, a volte, determinato e fermamente convinto di quello che faccio e di come lo faccio, duro nei confronti e poco disposto al compromesso, teso al mio obiettivo e per questo pressante, seppur cercando sempre di mantenere il tutto nell'educazione di cui sono stato abbondantemente fornito.
Con lei ho avuto confronti a volte dai toni accesi, tesi, vibranti, sempre terminati comunque con un sorriso; nonostante ciò con il tempo è diventata la mia confidente, la mia fiduciaria, la mia razionalità direi: ha saputo domare un animale allo stato brado, selvaggio, immune ad ogni tipo di costrizione, irrazionale, refrattario alle regole, con una idiosincrasia cronica a fare quello che gli viene chiesto.
Proprio ieri, mentre scambiavamo mail senza soluzione di continuità in una di queste mi è capitato di vedere i suoi occhi nei miei che mi redarguivano con autorevolezza, seppur pregni di comprensione ed è lì che ho compreso quanto fosse divenuta importante per me al di là di quello che fa per guadagnarsi da vivere.
I miei rapporti con il genere femminile non sono mai stati facili, anzi, è vero il contrario; lei con il suo approccio al nostro confronto mi ha mostrato una nuova via che proprio ieri si è palesata.
Ha avuto pazienza quando l'ho tenuta magari per una mattinata sotto stress o quando l'ho cercata fuori dall'orario di lavoro, mi ha messo sempre e comunque di fronte alle evidenze, proponendo soluzioni, arrabbiandosi e magari anche tirandomi qualche parolaccia ma mai lasciandomi solo, arrendendosi sempre e  solo alla fine; tutto questo non era dovuto, poteva fare altrimenti.
Disconosco il motivo per cui ad un certo punto della mia vita lei ne è entrata a far parte seppur non fisicamente nel senso di frequentazione e, tutto sommato, non ho voglia di saperlo.
E' successo e basta.
Oggi rimuginando nei miei pensieri solitari questa considerazione ha preteso spazio e non ho potuto negarglielo, non mi era permesso.
Mi ha portato a riflettere su me stesso pensando a come lei ha interagito con la mia persona, facendomi comprendere cose che non riuscivo a vedere; per me questo vale molto.
Magari un giorno di questi così come si è manifestata nella mia vita evaporerà.
Oggi però voglio ringraziarla e questo, mi saprà perdonare, è l'unico modo in cui sono capace di farlo ...




mercoledì 20 aprile 2016

IL PIU' GRANDE CRIMINE


Quello che segue è l'incipit di un saggio che non ha trovato editori per la pubblicazione. Spiega come è stato concepito, strutturato e portato a compimento il più grande crimine dell'era moderna.
Se qualcuno fosse interessato a leggerlo posso inviarglielo via mail. Vale la pensa spendere parte del proprio tempo per dargli una letta ... (ps è stato convertito dal formato pdf e non sono riuscito a impaginarlo meglio di così...)


IL PIU’ GRANDE CRIMINE
Di Paolo Barnard
Ottobre
2011
AVVERTENZA

Questa è una inchiesta di rigore scientifico che si è avvalsa della consulenza di dodici economisti universitari internazionali.
I loro nomi, le note e la bibliografia che attestano della serietà di questo saggio sono elencati in calce.
Ma l’ho scritto in stile narrativo affinché chiunque possa leggerlo e divulgarlo.

Ecco Il Più Grande Crimine.
E’ semplice da capire. Ci fu un giorno di non molti anni fa in cui finalmente, e dopo secoli di sangue versato e di immane impegno intellettuale, gli Stati abbracciarono due cose: la democrazia e la propria moneta sovrana moderna. Un connubio unico nella Storia, veramente mai prima esistito. Significava questo: che per la prima volta da sempre noi, tutti noi, avremmo potuto acquisire il controllo della ricchezza comune e stare bene, in economie socialmente benefiche e prospere. Ma questo non piacque a qualcuno, e fu la fine di quel  sogno prima ancora che si avverasse.
Questo saggio vi parla del più grande crimine in Occidente dal secondo dopoguerra a oggi. Milioni di esseri umani e per generazioni furono fatti soffrire e ancora soffriranno per nulla. I dettagli e l’ampiezza della loro sofferenza sono impossibili da rendere in parole. Soffrirono e soffriranno per una decisione che fu presa a tavolino da pochi spregiudicati criminali, assistiti dai loro sicari intellettuali e politici. Essi sono all’opera ora, mentre leggete, e la spoliazione delle nostre vite va intensificandosi giorno dopo giorno, anno dopo anno.
La loro operazione su scala globale è definita, per gli scopi di questo saggio, come Il Piano Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista. Sulla loro identità mi dilungherò fra poco, ma per ora posso dire che sto parlando dei leader dei maggiori istituti finanziari del mondo e delle corporations di stazza multinazionale, accompagnati da uno stuolo di fedeli pensatori economici e di tecnocrati. I politici, obbedienti, spesso li seguono a ruota. A volte li sentirete chiamare “gli investitori internazionali” che si riuniscono in alcuni club esclusivi come la Commissione Trilaterale, il Bilderberg, il World Economic Forum di Davos, l’Aspen Institute e altri. Sono coloro che il settimanale The Economist ha di recente chiamato “I Globocrati (1).
Ma prima di vederli nel dettaglio, assieme alle loro organizzazioni, ai loro sponsor e ai particolari del loro piano decennale, vorrei offrire al lettore un’idea più precisa del danno che essi hanno inflitto (e che stanno infliggendo) a milioni di esseri umani qui, nel mondo occidentale. Lasciatemi dire semplicemente che almeno negli ultimi 40 anni il loro piano è stato la causa dei seguenti fenomeni (per nominarne solo alcuni):
  • -   una gran parte della disoccupazione e sottoccupazione che abbiamo conosciuto – mantenute in vita senza che vi fosse un reale motivo, con le devastazioni sociali che ci hanno portato;
  • -     la perenne mancanza di fondi per lo Stato Sociale, cioè dall’assistenza sanitaria alle pensioni minime e molto altro – con l’enorme espansione delle sacche di povertà urbana e le migliaia di morti anzitempo che abbiamo sofferto;
  • -   la discriminazione nell’accesso all’istruzione migliore, dove solo i privilegiati hanno goduto di reali opportunità – con milioni di nostri giovani consegnati a un futuro minore e a una vita di frustrazioni;
  • -   l’erosione dei diritti dei lavoratori e della forza contrattuale sindacale fino a livelli che sono pochi anni fa sarebbero apparsi inimmaginabili – che ci ha portato all’attuale gara al ribasso degli stipendi a fronte di uno sfruttamento sempre maggiore sul posto di lavoro, il tutto peggiorato dalla delocalizzazione dell’occupazione verso Paesi esteri;
  • -   i drammi delle generazioni anziane, che sono state dipinte come i capri espiatori per l’Isteria da Deficit che ha travolto le nostre nazioni – facendo sì che milioni di nostri pensionati si sentano oggi responsabili per la carenza di mezzi finanziari disponibili per i giovani;
  • -   l’impotenza in cui sono stati trascinati gli Stati, ai quali è stata sottratta la sovranità monetaria e legislativa, cui si aggiunge la messa al margine della cittadinanza. Il tutto mirato ad impedire alla maggioranza dei cittadini di beneficiare dei legittimi poteri degli Stati di creare per loro ricchezza – le tragiche conseguenze di ciò e l’incredibile successo di questa parte del piano Neoclassico, Neomercantile e Neoliberista vi saranno più chiari in seguito;
  • -   le privatizzazioni selvagge, divenute una religione economica inattaccabile, che ha consegnato agli investitori internazionali enormi fette di beni pubblici a prezzi stracciati – e che ha consegnato anche interi popoli nelle mani di fornitori di servizi essenziali a caccia di profitti, con conseguenze spesso disastrose per il tessuto sociale;
  • -   l’enorme espansione di un settore finanziario pericolosamente sotto regolamentato  che oggi ha il potere di creare devastazioni in qualsiasi Stato, frodando milioni di persone e speculando su crisi economiche create a tavolino;
  • -   l’attuale crisi finanziaria ed economica mondiale, che sta infliggendo immensi danni  alle piccole e medie imprese, e di conseguenza a intere economie nazionali con masse di lavoratori a rischio, quando non già rovinati del tutto.

  Quanto sopra descritto si è materializzato in un progetto di proporzioni storiche come pochi prima, architettato con un dispiegamento di mezzi impressionante, quasi impossibile da concepire per una mente comune, e con una finalità che toglie il respiro solo a considerarla:
 la distruzione degli Stati a spesa sovrana, delle leggi, delle classi lavoratrici, e di ogni virgulto   rimasto di democrazia partecipativa in tutto l’Occidente, per profitto.
Fu letteralmente deciso a tavolino, e ci sono riusciti. I sindacati non hanno mai saputo né capito nulla, poveracci loro, ancor più miseri i lavoratori.
A un livello personale, stiamo parlando di milioni di vite, sogni e speranze castrati o del tutto distrutti per sempre, qui, nel mondo occidentale. Ma vorremmo mettere subito in chiaro coi lettori che questa non è una teoria del complotto. Al contrario, i tratti più generici di questo crimine sono stati oggetto per decenni di libri, dibattiti e saggi, da parte di intellettuali, attivisti e movimenti assortiti. Ciò che invece non è mai stato reso noto, è questo:

 A)    CHE L’ATTUALE, APPARENTEMENTE INCONTRASTABILE POTERE DEI “GLOBOCRATI”, E L’IMMENSA SOFFERENZA CHE HA CAUSATO, SONO IL FRUTTO DI UNA STRATEGIA LUNGA 75 ANNI, COORDINATA, STRUTTURALE, E SOSTENUTA DA UN’IDEOLOGIA ECONOMICA PRECISA. E CHE NON SONO, COME SPESSO DICHIARATO, UNA ABERRAZIONE DEL CAPITALISMO.

  • B)    CHE ESISTE UNA DOTTRINA E FILOSOFIA ECONOMICA CHE AVREBBERO POTUTO EVITARE, E ANCORA OGGI POTREBBERO EVITARE, TUTTA QUELLA SOFFERENZA, CHE VIENE INVECE RAPPRESENTATA DALLA PROPAGANDA COME IL RISULTATO DI UNA SFORTUNATA NECESSITA’ DERIVANTE DALLE CRISI GLOBALI. NON LO E’ MAI STATA, ALMENO NEGLI SCORSI 40 ANNI. LA VERSIONE ODIERNA DI QUELLA DOTTRINA E FILOSOFIA ECONOMICA SI CHIAMA MODERN MONEY THEORY
  • C)    CHE FU PRECISAMENTE PER DISATTIVARE QUELLA DOTTRINA E FILOSOFIA ECONOMICA CHE LE ELITE NEOCLASSICHE, NEOMERCANTILI E NEOLIBERISTE HANNO LOTTATO PER DECENNI, INFILTRANDO LA POLITICA, LE UNIVERSITA’ E I MEDIA.
  • D)    CHE QUELLO CHE E’ STATO AGGREDITO, E FORSE COLPITO A MORTE, E’ L’ESSENZA STESSA DELLA DEMOCRAZIA, DEFINITA COME L’ESISTENZA DI STATI SOVRANI CHE USANO IL LORO POTERE DI CREARE RICCHEZZA PER IL BENEFICIO DEI CITTADINI
  • E)    CHE LE MENTI DI QUESTO PIANO CRIMINOSO STANNO PROPRIO ORA SPINGENDO LE NOSTRE SOCIETA’ ED ECONOMIE SULL’ORLO DEL BARATRO PER SOLI MOTIVI DI PROFITTO, CON CONSEGUENZE DRAMMATICHE. DEVONO ESSERE FERMATI CON  UNO SFORZO PER AVVERTIRE IL PUBBLICO, CHE DOVRA’ CHIEDERNE CONTO AI POLITICI.

domenica 10 aprile 2016

END RUN

Tutto ha una fine.
Volontariamente oppure no il nostro intercedere nel tempo produce rotture in ragione di quello che facciamo; si concludono rapporti, smettiamo di fare cose, cambiamo abitudini, variamo i gusti, cerchiamo nuovi scopi, scrutiamo l'orizzonte per scoprire le nostre nuove stelle polari.
Nella ricerca del nuovo abbandoniamo strade percorse, a volte, per lungo tempo, in un continuo aggiornamento del nostro essere che non ci soddisfa più per come è stato sino a quel momento.
Il modo umano di concepire il tempo come una linea retta produce distacchi fra ciò che è  e ciò che si vorrebbe che sia nel futuro prossimo, interrompendo il tragitto iniziandone un altro.
Il tentativo di cambiamento reca in se l'insoddisfazione latente che corrode le nostre vite, tese egoisticamente al costante appagamento spirituale del nostro io, mai domo nello scorrere della vita.
L'impatto della conclusione può essere dolce oppure violento, traumatico, devastante; le variabili che ci circondano e che non possiamo controllare producono reazioni al nostro interagire con loro che conducono, appunto, a modificare lo status quo nel quale ci muoviamo.
L'inerzia della stabilità cede, ciò che sembrava chiaro, acclarato, non lo è più, occorre un nuovo inizio per affermarsi in una nuova dimensione nella quale riprodurre la medesima inalterabilità lasciata; questo può lasciare segni profondi dentro di noi con i quali occorre abituarci a convivere.
L'evolversi, poi, non assicura un miglioramento; le cause scatenanti, volontarie o meno, la frattura possono tracciare decisioni frenetiche, non ponderate, che, a loro volta, possono portare a nuove rotture e necessità di diversificazione.
Tutto ha una fine perché tutto muove, senza soluzione di continuità; si subisce tentando di comprendere.
Ma alla fine ci si potrebbe anche stancare, e l'end run divenire definitivo.

Non si può essere altro di quelli che si è ...

mercoledì 6 aprile 2016

ONANISMO POLITICO

Non guardo i telegiornali. Nei giornali leggo solo gli editoriali dei giornalisti che reputo tali. Su internet cerco scrittori indipendenti che abbiano qualcosa da dire, o comunque notizie che esulano dal monocromatico colore che caratterizza l'informazione italiana in genere.
Detto questo, negli ultimi tempi, oramai stufo e completamente in disaccordo su come viene affrontata la "cosa pubblica" nel Belpaese, una considerazione mi è entrata in testa e non vuole più uscirne: l'onanismo politico, ovvero come la maggior parte dei personaggi pubblici eiaculano auto celebrandosi nelle considerazioni che fanno in ragione del gruppo di potere di appartenenza per distinguersi dagli altri.
Da questo ho associato una locuzione accanto ad "onanismo", per caratterizzare, a mio modo di vedere, partiti politici e lobbies, sempre più accreditate nel nostro sistema, che si agitano in questa Italia sempre più alla deriva, in una sorta di gioco fra il serio ed il faceto.
Allora:

Onanismo dell'Onestà: Movimento 5 Stelle
Onanismo del Politicamente corretto: Partito Democratico 
Onanismo delle Partite Iva: Forza Italia
Onanismo del Vogliamoci Bene: Movimento Cattolico
Onanismo del Diverso è Bello: Sinistra Italiana
Onanismo del Bullismo Imperante: Lega Nord
Onanismo del Padrone: Quel che resta dei Comunisti
Onanismo del fu Potere Temporale: Chiesa
Onanismo del Negro di Merda: Estrema Destra
Onanismo del Dipende dal Negro: Destra Italiana
Onanismo del Fate quello che vi Pare ma non fatelo qua: Movimenti indipendenti No Tav-No inc ecc.
Onanismo del Adesso arrivo Io:  I Sindaci e gli aspiranti tali
Onanismo del Pareggio di Bilancio: I sedotti e abbandonati dall'Unione Europea
Onanismo del Più Tasse per Tutti: I lavoratori  dipendenti che non possono evadere/eludere le imposte
Onanismo dell'Integrazione a tutti i Costi: Gli imprenditori in cerca di mano d'opera a basso costo
Onanismo dei Nostalgici: Quando c'era lui
Onanismo del Governo Ladro: Quel che resta del popolo italiano disperso nella miriade di associazioni a tutela
Onanismo del Non so che Fare ma lo faccio Bene: I sindacati

E' un gioco ... ma quando ascolto chi parla nei media, quando ho voglia di farlo, quello che mi resta è questo.
Di sicuro il mio intelletto non è in grado di recepire l'alta qualità che prorompe da queste voci illustri ed onorate, perdonatemi, se potete ...