domenica 25 marzo 2018

GUN CONTROL: MARCH FOR OUR LIVES



Ieri, 24 marzo 2018, negli Stai Uniti centinaia di migliaia di persone si sono riunite per manifestare contro il possesso e l'uso delle armi,  un problema che negli USA ha raggiunto livelli insostenibili per un Paese che voglia ancora essere percepito come "civile"; la manifestazione è stata fortemente voluta dagli studenti sopravvissuti alla terribile strage (ultima in ordine di tempo) di Parkland, Florida, dove sono state uccise 17 persone.

 Providence , Rhode Island manifestando nello State House
La protesta contro la potente lobby americana delle armi, la NATIONAL RIFLE ASSOCIATON, ha avuto il sostegno di personalità di spicco del mondo dello spettacolo (George e Amal Clooney hanno fornito un sostanzioso contributo economico all'organizzazione) e si è svolta in contemporanea in circa 800 città avendo il suo cuore a Washington (New York, San Francisco, Los Angeles tra le altre).

Providence , Rhode Island
Il possesso e l'uso delle armi negli USA è un fenomeno che non può più essere sotteso alle sole logiche di mercato, essendo assurto, da tempo e per assurdo, quasi a "filosofia di vita", ovvero a qualcosa che esiste in quanto tale e in ragione di ciò normale.
Le continue stragi che si sono consumate sul suolo degli Stati Uniti, in particolare quelle nelle scuole, hanno ripetutamente scosso l'opinione pubblica fino al punto che il movimento studentesco, vista la debole, quasi inesistente direi, risposta del Congresso nell'affrontare il problema, ha voluto ieri manifestare il proprio "NO GUNS" in maniera civile ma ferma, decisa, inappellabile.
Le foto che pubblico mi sono state inviate da un partecipante diretto del grande evento andato in scena ieri, Flavio Bragaloni artista italiano che vive e lavora a New York, che mi ha testimoniato la forte partecipazione emotiva che avuto modo di riscontare direttamente marciando assieme alle centinai di persone che si sono radunate nello State House, Providece, Rhode Island.

 Flavio Bragaloni ed il suo dipinto
100% Pure American. Blood
Che qualcuno entri in un supermercato, compri un arma e poi vada a compiere una strage, magari in una scuola, è sicuramente una follia individuale; ma che quel qualcuno possa avere facile accesso ad un qualunque tipo di pistola, fucile, mitragliatore è una follia sociale, di cui qualcun altro è chiamato a dare una risposta. Il movimento studentesco americano ha trovato la forza per esprimere un sommo dissenso alla scriteriata assenza di una efficace legge sul "GUNS CONTROL", chiedendone una che lo sia nella realtà alle forze politiche USA soggiogate sino ad oggi dalla lobby delle armi.
Non ho mai compreso l'uso delle armi come non ho mai compreso l'aggressività umana contro il suo prossimo, che non trova riscontri nel mondo animale da cui proveniamo: l"animale" uccide per mangiare, l'"uomoanimale" uccide per tutti altri scopi.
Qualcosa non torna nel discorso evolutivo perché è così insito nella nostra natura uccidere (nella Genesi biblica è narrato il primo omicidio in assoluto di cui si abbia notizia, Caino che uccide Abele) da sembrare naturale per l'Homo Sapiens sopprimere il suo prossimo, tanto che è stato dovuto vietarlo dal Nostro Creatore stesso (Non Uccidere - V° Comandamento), che forse avrebbe potuto far meglio in proposito. 
Mi associo con tutta la mia forza agli studenti americani che sono scesi in strada per la loro March for our Lives ed a tutte le persone che li hanno sostenuti accompagnandoli affinché in America (e in tutto il resto del pianeta) le armi vengano definitivamente messe al bando ... 

NO MORE GUNS -NO MORE BLOOD 





sabato 10 marzo 2018

I PROFETI CONTEMPORANEI

Prima delle elezioni politiche, valutate le convenienze di una eventuale esposizione pubblica del proprio pensiero (il termine oggi in voga è endorsement, ovvero l'appoggio a qualcuno da parte di una personalità o di un gruppo importante: un artista,  un movimento politico,  un'organizzazione non governativa ecc...), persone più o meno famose (dipende dai punti di vista credo) invitano gli aventi diritto al voto (su questo punto mi propongo di scrivere un giorno ), più o meno velatamente, a sostenere elettoralmente questo o quel candidato, questo o quel partito, movimento, aggregazione.
Chiuse le elezioni, preso atto dei risultati, valutate le convenienze di un ulteriore esposizione pubblica, le predette persone iniziano i loro appelli, stavolta agli eletti, ovvero ai partiti, movimenti, aggregazioni, ad allearsi (termine terribile ed inopportuno direi in politica) per evitare che questo o quel partito, movimento, aggregazione, non possa costituire un governo ovvero possa farlo.
Questi appelli sono sempre esternati in ragione di un valore morale ineludibile di cui gli appellanti si sentono portatori per una qualche oscura ragione (almeno per me).
Ecco, quindi, a ridosso dell'espressione della così detta "volontà popolare"(anche su questo punto mi propongo di scrivere un giorno) un profluvio di "appelli morali" affinché quello che i portatori sani di valori morali ritengono giusto ed ineludibile venga portato a compimento in ragione del corretto rispetto di ciò che dovrebbe essere, nella migliore tradizione della perpetuazione della retorica della superiorità culturale e morale di alcuni rispetto a tutti gli altri.
Da ciò ne deriva l'impossibilità di un confronto, che può avvenire solo fra pari entro quel determinato contesto culturale e morale, e la necessità di uno scontro continuo basato non sulla costruzione di un modello condiviso ma sulla ricerca dell'auto affermazione in ragione della manifesta invalidità delle controparti considerate nel migliore dei casi inadeguate al supremo compito di guidare un Paese, che assume così un valore trascendente rintracciabile nel  preilluminismo.
Ne consegue che i postulati dei profeti mediatici, ovvero il loro "Verbo" prorompente direttamente dagli dei, manifestati come "appelli morali" in virtù dell'umiltà che hanno ricevuto in dono assurgono a moniti all'umanità su ciò che sarà qualora la volontà divina non fosse rispettata.
Non essendo un "eletto divino" (gradito cioè agli dei) io ovviamente faccio fatica a comprendere ciò che questi profeti riescono a vedere nel futuro in maniera così limpida da risultare imbarazzante per me comune mortale e mi chiedo continuamente perché non  ricostituiscano un "Moderno Olimpo" affinché possano condurci per mano dall'alto dei cieli liberandoci dalla gravità del pensiero.
Faccio anche fatica a comprendere, non essendo dotato di un quoziente intellettivo in grado di farlo, per quale ragione qualcuno debba dirmi cosa sia meglio per me sopra tutto se questo "qualcuno" nella sua vita terrena non abbia mai mostrato almeno un miracolo, come un tizio dicono abbia fatto circa duemila anni fa.
Visto che il biblico "popolo eletto" è ancora in attesa del Vero Messia, non sarebbe per loro il caso di cercarlo fra i Profeti Contemporanei Italiani? Io ci penserei ... hai visto mai ...













venerdì 9 marzo 2018

THE END OF LIBERTY - FLAVIO BRAGALONI


Flavio Bragaloni, artista contemporaneo, vive e lavora a New York da molti anni. Oggi mi ha inviato il suo ultimo lavoro accompagnato dal seguente commento: la spiegazione del mio dipinto The End Of Liberty: Fallo girare:  La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini"... 

"Cervantes fa pronunciare, senza retorica alcuna, queste parole a Don Chisciotte della Mancia, eroe dell'omonimo romanzo. Ora, qual che ne sia l'interpretazione, in chiave laica o religiosa, è evidente che quello della libertà è da sempre uno dei grandi problemi dell'uomo e, per questo, oggetto di mille riflessioni. La «libertà» non aveva nel mondo greco un significato universale e astratto. Lo stesso si può dire a proposito del mondo romano. E anche nel Medioevo non esiste un significato astratto e universale dell'idea di libertà. In senso universale e astratto sorge solo nel mondo moderno. Inutile per me però sarebbe entrare nella disamina storica delle mille interpretazioni di libertà date a partire da Locke, Rousseau, Constant o Tocqueville ... molto più semplicemente l'idea di questo dipinto nasce dall'espressione di una delle più sacre conquiste di libertà, quella di pensiero che non può prescindere dalla libertà di parola e di espressione. Spesso alla parola libertà si affianca, ed oserei dire, contrappone filosoficamente, la parola conquista. Ebbene sì, perché comunque ci sono voluti secoli e lotte sanguinosissime, prima che nella coscienza dei popoli maturasse la convinzione che la libertà di manifestare le proprie opinioni e quella di discuterne fossero fondamentali ai fini del progresso e del bene dell’umanità. Il conflitto autorità-libertà ha sempre visti contrapposti uomini e donne portatori di idee nuove a depositari di vecchi principi. Questa tela nasce dunque dal desiderio di affermare i miei ideali di libertà e fratellanza e la voglia di non rimanere inerme, o quello di lottare se volete, contro l'ingiustizia. L'ingiustizia di negare la libertà di ingresso in un paese a persone che cercano solo di trovare per sé e per le proprie famiglie una vita migliore, più sicura, più dignitosa. O l'ingiustizia di veder negare a dei bambini nati qui in America da genitori emigrati il diritto di restarvi. Il fastidio intellettuale ed umano nell'ascoltare, ancora oggi e dal massimo rappresentante di un paese civile, espressioni del tipo "shithole countries" in riferimento a paesi quali ad esempio Haiti, El Salvador o paesi africani molti dei quali martoriati anche da catastrofi naturali. L'idea di questo dipinto mi è cresciuta nell'anima leggendo e riflettendo sulle parole della poetessa Emma Lazarus incise sul basamento della statua della Libertà che mi hanno riportato indietro anche alla storia che lega la stessa a questo sonetto: "Give me your tired, your poor, your huddled masses yearning to breathe free, he wretched refuse of your teeming shore. Send these, the homeless, tempest-tossed to me, I lift my lamp beside the golden door!" In questa mia opera richiamo il concetto di distacco, allontanamento e non fratellanza con il rigido e freddo muro che separa; ostacolo per chi vuole solo una vita migliore. Richiamo, crocifiggendo,  la Statua della Libertà, la crocefissione e la morte, per tutti gli immigrati ed emigranti, della speranza di trovare una nuova casa, un nuovo inizio. Con il colore rosso richiamo la violenza prorompente e coercitiva, anche verbale, che spesso va a braccetto con il potere a sfregio della dignità umana; rimando al non rispetto della dignità delle donne (la cravatta rossa simbolo dell'orgoglio di Trump, ma anche dell'indelicatezza nel non ledere la dignità altrui, donne incluse); la fiaccola è quasi a terra in segno di non illuminazione, non speranza, di buio dell'anima. Il dipinto non vuole certamente ed assolutamente offendere nessuno e/o esser irrispettoso delle idee e scelte altrui, ma è il mio personalissimo modo di sottolineare la sofferenza che si può leggere negli occhi delle persone ingiustamente trattate o peggio maltrattate. La stessa sofferenza che la poetessa lesse negli occhi delle persone che la ispirarono a scrivere quel sonetto così famoso. Il mio intento è quello di esprimere liberamente il mio dissenso verso espressioni, opinioni ed azioni che io non condivido e la voglia di lottare contro l'ingiustizia nonché il desiderio di affermare i miei ideali di libertà, rispetto e fratellanza".
ps ..
L’ho postato anche su Instagram e va forte il mio Instagram e’ flavioartnycity ...
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Pubblico quanto Flavio mi ha recapitato con immenso piacere non solo per l'amicizia che mi lega a lui da oltre 35 anni ma, sopra tutto,  per la profondità del pensiero che ha saputo esprimere su di un tema che nel periodo storico che stiamo vivendo assumo un valore inestimabile in ragione del suo vissuto personale, di una persona, cioè, che ha sperimentato sulla propria pelle il significato di dover lasciare il proprio Paese ed i suoi affetti più cari per trovare la sua affermazione professionale. I suoi lavori sono sempre speciali, ma questo, se posso permetterlo di dirlo, reca una vetta espressiva notevole, al di là della sua pregevole tecnica nella complessa arte della pittura. La Statua della Libertà crocefissa è un pugno nello stomaco del mondo occidentale, oramai piegato alle logiche commerciali di profitto che lo stanno portando alla sua inevitabile eclissi. Un mondo decadente e degradato, teso all'auto conservazione a dispetto delle conquiste sociali costate enormi sacrifici e lunghe, nonché sanguinose come da Flavio sottolineato, battaglie contro poteri inossidabili al tempo che si perpetuano senza soluzione di continuità ... che dire? Bravo, Flavio, se c'è una guerra da sostenere io sono pronto ... Voi?

venerdì 2 marzo 2018

2 marzo 2018 - 30.000

Oggi, 2 marzo 2018, il mio blog ha raggiunto le 30.000 visualizzazioni di pagina, che se pur possano apparire un numero esiguo in rapporto a chi riesce agevolmente a raggiungere numeri molto, molto più grandi, per me rappresentano un traguardo veramente significativo.
Quando decisi di dedicarmi a questa attività mai avrei pensato di poter un giorno raggiungere un simile risultato che, ripeto, può apparire insignificante, ma che in rapporto al tempo ed alla cura cui ho dedicato alla sua gestione, unite inoltre alla fatica continua di cercare, e trovare, argomenti che potessero avere un certo interesse, mi gratifica enormemente. 



Scrivere resta un esercizio difficile di cui solo ora sto prendendo pienamente coscienza,  in ragione sia di avere una coerenza di pensiero che ne giustifichi il significato sia di entrare in possesso di uno stile in grado di essere riconosciuto come tale, ovvero identifichi lo scrittore in maniera univoca.
Farlo poi nello spazio ristretto dei "post" che costituiscono l'espressione di ciò che è definito come "blog" è ancora più complesso ed articolato, in ragione di dover argomentare quello di cui si sta scrivendo in un numero limitato di righe, in quanto altrimenti per il lettore, vista la visualizzazione che se ne ha sui vari mezzi di cui dispone (telefono, tablet, pc), la lettura potrebbe risultare difficoltosa. Questo comporta di dover affinare una certa capacità di sintesi cercando nel contempo di non smarrire né la qualità né l'originalità del pensiero; di questo mi sono reso conto  rileggendo i post che ho pubblicato nel corso nel tempo, esercizio che mi ha permesso di migliorare questo particolare tipo di scrittura.
Al di la comunque di noiosi aspetti legati al "come", quello che resta è la soddisfazione che qualcuno legga ciò che si scrive e che venga anche fatto in varie parti del mondo (la cosa veramente fenomenale di questo mezzo di propagazione è quella di poter avere coscienza non solo che le persone visitino il blog ma anche da dove; mi risultano, infatti, lettori in più di venti Paesi!) : questo, non lo nascondo, mi reca la maggiore gratificazione come "scrittore".
Se tutto è relativo (come ebbe a certificare un certo Einstein) rispetto ad un qualcosa, beh, io questa relatività me la tengo stretta, perché molto significativa ed appagante.
Nella speranza di non annoiare mai nelle mie pubblicazioni, colgo questa occasione per ringraziare tutti quelli che anche solo per una volta hanno visitato una pagina dell'Albanense Irriverente ...