martedì 3 novembre 2020

GOVERNARE CERCANDO "LIKE" SU FACEBOOK

Ecco, quindi, ci siamo arrivati! Capitato per caso ad essere primo ministro, raccogliendo un gratta e vinci sul marciapiede sotto casa, un uomo privo di qualità e privo, sopratutto, di un accreditamento espresso dai voti degli italiani, si è trovato a dover guidare un Paese già difficile di per se da governare: e dopo le foto con i potenti della terra, le strette di mano, le riunioni dell'euro gruppo con i leaders espressione di un voto, i baciamano al papa, capita che il pianeta terra si trovi sotto scacco di un virus (cosa di per se già abbastanza ridicola, se pensiamo che i virus ci sono sempre stati e sempre ci saranno) e che l'uomo compenetrato di se stesso si trovi a dover prendere decisioni che bene che vada risultano altamente impopolari. Ma nell'era attuale, dominata dai social network, per quanto assurdo possa sembrare, costui che fa ( o meglio vorrebe fare)? Cerca di prendere decisioni in base ai "like" che riceve sulla sua pagina facebook, utilizzata, sopratutto, per le comunicazioni istituzionali (cosa che in un Paese normale avrebbe portato alla sua decapitazione politica ...). Ora, pur nella retorica che l'italico popolo sia da sempre abituato a prevaricazioni di ogni sorta, questo dovrebbe quanto meno far riflettere anche chi, di solito, non è abituato farlo. Aldilà di ogni considerazione sull'alfabetizzazione del nostro Paese, carente nei numeri e nei fatti, chiunque dovrebbe essere in grado di considerare ciò come un insulto sia alle istituzioni, in senso lato, sia al popolo medesimo. Se questo ancora non dovrebbe essere sufficiente, l'uomo, primo ministro per caso, non solo non decide, ovvero puntualmente le rimanda o le scarica su qualcun'altro, ma appare continuamente in tv, con al fianco uno uscito dal "grande fratello"!?, dicendo, in sostanza, sempre, che la colpa di quello che sta succedendo nel nostro Paese non è sua ma bensì nostra! Ma vattene a fanculo!!! mi viene da dire, visto che io posso farlo e chi vorrebbe non può, anche se lo fa sotto mentite spoglie dialettiche ... Tu sei un incompetente del cazzo e dici che io sono un idiota? Ma vattene a fanculo di nuovo! La rivoluzione francese, l'indipendenza americana, la prima e la seconda guerra mondiale, per restare nell'evoluto, per mancanza di prove, mondo occidentale, non hanno insegnato nulla? In quale paese degno di questo nome un popolo avrebbe accettato che a formare il governo fosse stato messo uno sconosciuto che non si è presentato alla volontà degli elettori? Credete che un qualunque paese dell'unione europea lo avrebbe accettato, a parte il nostro? Ma che ve lo dico a fare? Se alla maggioranza va bene così, allora vuol dire che tutti stanno bene ... allora basta lamentarsi! Chiudete le vostre attività, rintanatevi in casa, aspettate le sera il verbo di uno che brancola nel buio, oramai abbandonato da tutti i suoi ministri, che si guardano bene dal condividere le sue cazzate ... Ad majora ... buena suerte ... good luck ...

sabato 31 ottobre 2020

A M.G.

E quindi eccomi a dire quello che avrei sempre voluto dire... che l'amo! Si, è vero, l'ho detto anche qualche altra volta ma ora ho capito cosa vuol dire veramente amare ... aldilà dell'irrazionalità del sentimento in se, di cui, in realtà, non sappiamo nulla ... ne converrete credo ... beh ... allora tutto è iniziato per caso, come vuole la migliore tradizione in amore. Una telefonata in ufficio, una richiesta di una consulenza ... occorre premettere che M.G. la conosco dal 2014, ma poi ci siamo persi di vista dal 2017 a giugno 2020, quando mi ha chiamato, con mia grande sorpresa! Beh, si anche un bastardo egocentrico egoista come me può sorprendersi ... comunque, per farla breve, dopo il lavoro c'è stato un aperitivo ... una routine in questi casi .. - cosa bevi? - che domanda è? un negroni! - ok, anche io ... Nel dipanarsi della conversazione ("take me down to the paradise city" mi viene da dire per cercare di spiegare come l'energia e la spiritualià fra noi cresceva ogni minuto che trascorrevsamo assieme) ad un certo punto i suoi occhi hanno incontrato i miei ... (allora mi è piaciuta dal primo giorno che l'ho vista ma non era libera ...). Ora, la retorica dell'amore dovremme farmi scrivere di emozioni indescrivibili, usando i versi che usano di solito i poeti di cui io ho sempre abusato in passato, ma, per quanto possa apparire incredibile per me, irrimediabilmente perso nel verso di Rimbaud "il mondo vibrerà come un immensa lira nel fremito di un bacio senza fine" (forse la migliore frase poetica di sempre per descrivere l'amore), non ho sentito campane suonare (poi un giorno, forse, scriverò un post anche su questo ...) ma ho avuto l'inconstrabile sensazione che lei fosse la donna che ho sempre aspettato. Dopo averci scambiato i numeri di cellulare ci siamo salutati. Da quel giorno l'ho corteggiata per almeno due mesi per convincerla ad uscire con me usando wapp (che io odio) ... fino a quando ha ceduto, forse per sfinitezza di scrivere su quello strano mezzo, mi veniva da pensare allora ...); poi, un giorno mi ha detto di si. Sono uscito con tante donne nella mia vita, beh si ho avuto culo, per una qualche ragione a loro sono sempre piaciuto, ma questa volta ero veramente agitato alla sua risposta. M.G. è una donna dotata di gran talento, questo io conoscevo di lei, un talento straordinario, fuori dall'ordinario; ora se sto dicendo questo è perché so di cosa parlo: io il mio talento, beh si anche io ho ricevuto questo dono, l'ho sprecato, con mio grande rammarico. Ma quella sera a cena ho avuto modo di scoprire altro, di cui non vi dirò. Perché? Perché quello che è voglio tenerlo per me ... Ti amo M.G. Solo con te ho capito cosa vuol dire amare una persona veramente. Potrei scrivere il mio verso immortale per lei, e forse già l'ho fatto, cioé a lei già l'ho detto ... ma cosa importa? Userò Miller per partecipare il mio sentimento per lei: "Lei è bella ed io l'amo, ora sono felice e potrei anche morire ..." Ero un bastardo egocentrico egoista ... poi M.G. è entrata nella mia vita ...

giovedì 8 ottobre 2020

Maschere, mascherine e la dittatura mascherata da stato di emergenza

Dittatura: "Forma di governo autoritario che accentra tutto il potere in un solo organo collegiale o nella sola persona di un dittatore" (Zingarelli, vocabolario della lingua italiana) Repubblica parlamentare:"Forma di governo rapprresentativo, il cui presidente viene eletto dalla maggioranza del parlamento" (Zingarelli, vocabolario della lingua italiana). Ci risiamo. L'attuale governo, non espressione di maggioranza espressa dal voto degli aventi diritto nelle ultime elezioni politiche (cosa che in Italia si ripete con una ciclicità impressionante), ha promulgato lo stato di emergenza sino (ad oggi) al 31 gennaio 2021, in ragione di una presunta pandemia che starebbe mettendo a rischio la vita umana sul pianeta terra. L'attuale capo di questo governo, non espressione del voto degli italiani, è un signore che non era presente in alcuna lista di preferenze di nessun partito al momento del voto, non ha alcun backgroung politico, quindi nessuna esperienza, neanche a livello amministrativo locale, e, perdipiù, è allegramente passato da una maggioranza creata post voto ad un altra, avente come minimo comune denominatore un non partito fondato da un comico e da un presunto filosofo. In questo non partito sono stati eletti una pletora di prestanome, senza arte né parte, portati alla ribalta della politica da un presunto senso di nausea degli italiani per la politica; quanto presunto non è dato sapersi, visto che nelle ultime elezioni amministrative, da poco tenutesi, questo non partito è divenuto, di fatto, insignificante, come le persone che hanno assunto oggi, di fatto, la guida di una nazione confusa e profondamente turbata dal susseguirsi degli eventi. Il presunto capo dell'attuale governo, prestanome egli stesso di qualcuno che lo indirizza, che parla per citazioni, non avendo molto da dire nella realtà dei fatti, non ha alcuna qualità particolare se non quella di assecondare il potere occulto che lo ha messo lì per raggiungere lo scopo che si è prefissato, ovvero una dittatura mascherata da democrazia. L'esutorazione continua del parlamento nelle decisioni che contano, con l'avallo di un presidente di quella che era una repubblica parlamentare, ora orfana del suo fondamento, ovvero la rappresentatività, non è che, di fatto, l'esercizio di una dittatura mascherata che trova la sua affermazione nell'obbligo di girare mascherati, finanche in casa (presunzione ridicola ed aberrante, ma significativa della penetrazione che si vuole ottenere). L'uomo mascherato da capo di governo, in questo carnevale democratico, che condurrà al falò della democrazia come forma di governo, compenetrato e vinto dal un ruolo che gli è stato conferito da questo potere occulto, neanche tanto, continua, imperterrito, a demolire ogni cardine sul quale i padri fondatori hanno eretto la repubblica italiana alla fine della dittatura fascita. La domanda che mi sto ponendo da qualche tempo, e che vi pongo è questa: è mai possibile che il popolo italiano assista inerte a questa sostituzione dello stato di diritto da democrazia a dittatura? Che io sia un ignorante scarsamente alfabettizato e poco istruito è un dato di fatto, ma, cazzo (perdonatemi questa parola triviale ma altamente espressiva), è mai possibile che chi può non intervenga? Ed il popolo (inteso come massa, e massa è potere fino a prova conrtraria) che intende fare in proposito? Assuefarsi ad un regime? Diventarne complice? Nessun dato statistico giustifica questa assunzione di pieno potere; la divergenza di opinioni di quelli che reputiamo scenziati conferma l'antitesi alla tesi dell'imperturbabile vanesio posto alla guida del presunto governo: siamo in pericolo! Ma quale è il pericolo, nella realtà dei fatti? Che io, tu popolo, possa morire, o che io, tu, potere occulto prenda le redini di una nazione in maniera subdola e non in maniera decretata democraticamente. Ecco. Vi invito ad una meditazione in proposito, se avete voglia di farla. Oppure continuate a girare mascherati, ma dovreste avere a mente che non vi state proteggendo da un virus, vi state consegnando ad un dittatore ...

giovedì 6 agosto 2020

CORREI




Se c'è una cosa che il coronavirus ci ha lasciato in eredità è la prova del fallimento della nostra democrazia, seppur essa non sia mai stata possibile essere definita tale. Ho più volte scritto in proposito, ma quello che ho potuto constatare durante periodo di lookdown e quello che si sta verificando nel suo post, è un qualcosa di sbalorditivo. Due governi improbabili, nonché impresentabili, per ragioni oscure, ovvero chiare solo a loro, vengono retti da uno sconosciuto che non ha avuto alcun riscontro alle elezioni ovvero non si era presentato per avere, qualora gli elettori avessero voluto farlo, una legittimazione popolare.

Tale sconosciuto, persona arrogante e quanto mai sgradevole, teleguidato da un folcloristico addetto stampa noto ad un certo pubblico televisivo per aver partecipato alla prima edizione del grande fratello, preso atto dell'incredibile situazione venutasi a generare a causa di un presunto virus ha deciso di esautorare il parlamento di ogni significato democratico iniziando a legiferare con i CDPM,  dichiarati a più riprese incostituzionali; tali appelli, incredibilmente sono restati lettera morta.

Orbene, lo sconosciuto vista l'acquiescenza, nonché l'assuefazione, di un popolo che non è mai stato tale ad accettare ogni tipo di imposizione, ha pensato bene di privare ogni individuo della sua libertà personale con un foglio di carta dal di lui autografato senza che gli eletti del popolo, deputati e senatori, abbiamo potuto esprimere il loro voto al riguardo, cioè senza alcuna discussione democratica.

L’uomo sconosciuto, presoci gusto, ha iniziato a credere, a ragione, che l’italiano tutto sommato del parlamento può farne a meno se c’è lui a guidarlo, così ha chiesto, unico premier nell’Unione a farlo, di poter prolungare lo stato di emergenza affinché potesse continuare a sottoscrivere fogli di carta per fare quello che più o meno gli pare.

Le due forze che lo sostengono sono prigioniere di questo individuo, ripeto, arrogante, teleguidato da un lobbysta gay, in quanto per farlo decadere devono per forza di cosa far cadere il governo e tornare alle urne, dove probabilmente avrebbero una sonora bastonatura.

Quindi, riassumendo, due governi non espressione del risultato delle urne, come sempre più spesso accade negli ultimi anni, con a capo un individuo pescato nel mazzo di leccaculo vari, stanno sistematicamente ignorando ogni vincolo democratico con giustificazioni sempre più risibili,  che, paradossalmente, vengono notate all’estero e non da noi.

In Italia il concetto di democrazia non è mai stato molto chiaro, è vero, ma questi ultimi accadimenti restano comunque un campanello di allarme che non possiamo permetterci di far finta di non sentire, pena essere correi.

Questi signori stanno violando ripetutamente norme costituzionali nel nostro silenzio; vogliono cambiare lo status quo democratico a loro uso e consumo, e vorrei ricordare che tale procedura conduce sempre ad uno stato totalitario. Venuti meno i contrappesi democratici con il bicameralismo perfetto, creati dai padri fondatori di quel che resta del Bel paese, venuta meno la funzione del Capo dello Stato di vigilare sui questi contrappesi, e venuta meno, soprattutto, la volontà popolare di considerarli dogmi imprescindibili in un paese che voglia definirsi democratico, cosa resta se non un ortodossia con un pensiero unico, quello di uno sconosciuto.

Correi … oltre tutto senza avere nulla in cambio …






martedì 11 febbraio 2020

NEW YORK UNDERWATER

Il sito web "lavocedinewyork.com" ha recentemente pubblicato un articolo a firma di Vanessa Vuji (che ho postato sulla mia pagina FB Culture Club Albano Laziale ) nel quale viene evidenziata l'incredibile temperatura recentemente registrata in Antartide di 18,3°; gradazione che normalmente in quel continente non si raggiunge neanche in estate. Nell'articolo è stato inserito questo quadro di Flavio Bragaloni :New York Underwater del 2012.




Nel recente post SAT del 20 gennaio ho scritto che "Cogliere l’essenza dell’attuale società è oramai un certificato di garanzia dell’arte in continua evoluzione di Flavio Bragaloni, che, come ho già avuto modo di dire, ha trovato la sua forma e forza espressiva, il suo linguaggio non più ermeneutico, ma vero, crudo."
Non può non farci piacere che la proposta culturale ed artistica di Flavio stia trovando un ampio consenso e venga usata per rappresentare un emergenza che forse stiamo sottovalutando ( anche se su Greta Thumberg sono stati scritti valanghe di articoli).
L'arte in generale veicola anche un messaggio sociale ed è testimone, nonché precursore a volte, di quello che domani diverrà storia; pur evitando ogni autoreferenzialismo che non ci appartiene né, tanto meno, ci interessa, credere nel talento artistico di Flavio Bragaloni ci sta facendo tornare dietro soddisfazione. Per chiudere questo post vorrei proporre un'altro dipinto: the ocean and the plastic:

l''uso e l'abuso di plastica che stiamo facendo apporterà,inevitabilmente, al nostro pianeta un ulteriore allarme (sono già visibili intere isole formatesi dall'ammasso di plastica in mare, che trascinate dalle correnti si agglomerano dove queste ultime cessano).
Si possono testimoniare gli eventi in tanti modi: Flavio ha scelto il suo. E' forte, chiaro e di qualità, se mi permettete ... a noi recepirlo e provare a fare qualcosa nella nostra quotidianità ...

sabato 8 febbraio 2020

5 DOMANDE A: PIERO BARBABIETOLA


Piero “Mizu” Barbabietola

Presentatore e public speaking (spettacoli di musica) a Varese per la scuola di musica Yamaha (1
anno);
 Dj e collaboratore alla direzione artistica del locale piano bar “Visconte” di Cassano Magnago
Varese (3 anni);
Presentatore, conduttore di serate “live” jazz presso il locale “Visconte” di Cassano Magnago (1
anno);
Regia musical Footloose - Teatro di Cannara (Perugia) anno 2000;
Presentatore, sceneggiatore, e organizzazione spettacoli per la scuola di ballo “Sole luna” Assisi
Perugia (anni 3); Sceneggiatore e narratore presso plesso scolastico di assisi con riduzione scenica per bambini del libro “Ramoso”;
Impegno presso Teatro Rinoceronte di Perugia per 4 anni circa: Corso di dizione e Laboratorio
permanente di lettura e narrazione performativa;
Partecipazione a spettacoli di narrazione: contest di lettura ( 3 edizioni) come narratore e come
musicista;
Come attore spettacolo teatrale “Hotel Mauthausen” con varie repliche (Perugia e Marsciano);
Regista, sceneggiatore, narratore, musicista nello spettacolo di teatro musica “Di vino, d’Amore e
altre storie” Torgiano (Perugia);
Blogger (Blog personale) da oltre dieci anni : “Nel cielo alto” (Blogspot);
Doppiatore documentario presentato da giornaliste freelance su SkyTG24;
Blogger da oltre cinque anni delle pagine Facebook: JazzinVersi, Nella stanza del tè, Route66 feel
the freedom, But Beautifu


Scorrendo la tua pagina fb “but beautiful” ho incontrato questi meravigliosi versi: “Se mi vieni a trovare vieni lentamente e con gentilezza per non spezzare la fragile porcellana della mia solitudine”(Sohrab Seperhi). Solitudine e social network sembrano apparentemente inconciliabili … oppure l’uno trova sostegno nell’altra?

Il poeta, pittore e scrittore iraniano Sohrab Sepehri ha scritto anche che:
Dobbiamo lavare i nostri occhi

Dobbiamo vedere diversamente le cose
Dobbiamo lavare le parole
Le parole possono essere vento
Le parole possono essere pioggia
Dovremmo chiudere gli ombrelli
Dovremmo camminare sotto la pioggia
Dovremmo portare la nostra mente e i nostri ricordi
Sotto la pioggia, Dovremmo sentire la pioggia.
Sotto la pioggia si possono trovare amici
Si può cercare l’amore
La vita è continua saturazione
La vita è nuotare nell’acqua di questo momento.
Leviamo i nostri abiti
L’acqua è a un solo passo
Assaporiamo la luminosità.


Troppo spesso nell’universo social trionfa una realtà irreale e inautentica, dove per usare l’espressione heideggeriana di Essere e Tempo  “ognuno è gli altri e nessuno è se stesso”. Dove ognuno pensa come si pensa, vive come si vive, desidera come si desidera e non dissente come si dissente. Questa pagina, come tutte le mie pagine, è soltanto “un gioco” per resistere a questo continuo processo di morte della soggettività. Nelle mie pagine cerco di distillare gocce di pioggia viva, perché viva è la parola, evocativa l’immagine. Ma poi bisogna uscire “sotto la pioggia”. Dobbiamo “sentire la pioggia”, “Sotto la pioggia si possono trovare amici”
.. Scongiurare quella che viene chiamata “fomo” (dall’inglese fear of missing out), la paura di sentirsi tagliati fuori se ci si stacca da Facebook o Instagram. Ansia, depressione, solitudine. E’ molto reale il pericolo che solitudine e social creino un cortocircuito. La poesia, l’arte, la cultura, la musica, La Bellezza, sono un antidoto. Ma ripeto, “l’acqua è ad un solo passo” dalla blogosfera dei social. “Assaporiamo la luminosità”. Le mie pagine hanno un che di “artigianale” che le rende vere, sincere. Nel mio spazio virtuale accolgo persone vere. Certo che il riscontro dei feedback provenienti dalla community dei lettori è importante.  Altrimenti scriverei un diario come si faceva in tempi lontani. Il Blog, la Pagina, sono un diario di “rete”, di relazione. E l’artigianalità della gestione conferisce alla pagina il giusto argine alle tentazioni di perseguire solo “like” e consensi fini a se stessi. Le parole possono essere vento e pioggia, ma le parole hanno un peso. Hanno un’anima. Devono avere un cuore. E il Blogger che le usa, che le “spaccia”, deve metterci il suo di cuore in gioco. Affinchè, malgrado tutto,  possa risuonare dentro ognuno di noi quella voce interiore, figlia del disincanto, ma capace di visione e sogno: “but beautiful”… però Bello..!!


Il Cha no yu (la cerimonia del tè), rito sociale e spirituale giapponese praticato in una stanza dove tutti gli uomini sono uguali, dove l’ostentazione non è ammessa. Nella tua stanza del tè entrano idealmente i tuoi tanti followers; sono tutti disarmati e offerenti amicizia?

Nella stanza del tè” è il luogo dove non si chiedono amicizia e amore ma si offrono. Come il tè. Come il pane. Roque Dalton sosteneva che la poesia è come il pane, di tutti. Come il pane ha un fine, un senso. Nutrire tutti. Il pane in una dieta “povera” è l’alimento di prima necessità. Così come la poesia, offerta come il tè. I tanti followers sono umanità che chiede, che cerca ristoro spirituale, un momento di pensiero gentile che fa riflettere e pacifica. Un’umanità che lotta, sopravvive, fatica, sogna, desidera, e cerca nutrimento, sorriso, complicità, condivisione e cuore, cuore, cuore. Tutti noi abbiamo bisogno di pane ed un sorso di tè. Come il nostro vivere. Piccoli gesti di coraggiosa, spesso eroica, caparbietà, resistenza, resilienza. Siamo tutti disarmati. “Nella stanza del tè” è il luogo dove dissetarsi per riprendere il cammino.  Dove quello che è nascosto sia presente. Dove la parola è profonda, discreta, gentile. Perché “La gentilezza nelle parole crea fiducia; la gentilezza nel pensiero crea profondità; la gentilezza nel dare crea amore.” (Lao Tzu).
  

1     La Route 66 (feel the freedom) ha rappresentato l’icona della beat generation di Kerouack materializzando, in un certo senso, l’idea di libertà. L’epopea beat è’ stata poi usata e strumentalizzata in vari modi, ancorché, inoltre, largamente incompresa. La tua pagina ha un legame con quello che era il vero spirito di vivere “beat”, o è solo un omaggio ad un movimento iconoclastico?

“Route 66” è la metafora del viaggio, della vita in movimento. Di uno spirito di libertà, di apertura. Più “On the Road” di Jack Kerouc, che “Owl” di Allen Ginsberg. “Echi” di un movimento importantissimo, certamente ancora da approfondire. Nel contest di questa pagina il legame con lo spirito “beat” è sostanzialmente una citazione. Senza strumentalizzazioni,  né adesioni. Questa pagina sposa una visione di libertà come apertura, come accoglienza del mistero, delle domande irrisolte, del cammino a cui tutti siamo chiamati. Che lo vogliamo o no. E la modalità è di mettersi in cammino, aprire il cuore, dilatare la coscienza, per uscire da rigidità e visioni manichee, con la forza della parola, delle immagini, della musica.  Per Kerouac la  Beat Generation era una “Generazione Ritrovata”.  “Route 66 feel the freedom”, per restare nell’ambito dei riferimenti alla Beat Generation,  è un luogo, meglio ancora una “strada” che ha un cuore nel significato Beat-Whitmaniano di umiltà, un vuoto interiore (libero da sovrastrutture) ma  ricettivo alla visione. Disincanto senza rinuncia al sogno. Dove più di ogni meta possibile conta il viaggio. Un viaggio in se stessi. Il motto di questa pagina potrebbe essere: “Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare.”  (Kerouac). E il manifesto, se proprio vogliamo restare nel “gioco” dei rimandi e delle ispirazioni, non può che essere  “non ti salvare” del poeta Mario Benedetti:

Non rimanere immobile
sull’orlo della strada
non raffreddare la gioia
non amare indolente
non ti salvare ora
né mai
non ti salvare
non riempirti di calma
non tenerti del mondo
solo un angolo quieto
non chiudere le palpebre
pese come sentenze
non restare senza labbra
non dormire senza sonno
non pensare senza sangue
ma se
malgrado tutto
non lo puoi evitare
e raffreddi la gioia
e ami con indolenza
e ancora ti salvi
e ti riempi di calma
e ti tieni del mondo
solo un angolo quieto
e lasci cadere le palpebre
pese come sentenze
e ti asciughi senza labbra
e dormi senza sonno
e pensi senza sangue
e giudichi senza tempo
e immobile ti fermi
sull’orlo della strada
e ti salvi
allora
non restare con me.

Jazzinversi e l'improvvisazione. Può divenire "veramente" ordinario ciò che nasce straordinario?

 Il Jazz è la metafora della vita. Per i grandi pionieri di questa musica ne è stato anche l’incarnazione. Suoni il tuo vissuto ci ricordava Parker, e Evans detestava le classificazioni ideologiche e le etichette e le teorizzazioni sul Jazz  e ripeteva che questa musica è feeling, scoprire una parte di noi che non conosciamo. Il Jazz è metafora della vita perché più di ogni altra musica ne traduce canto e graffio, l’alterazione degli accordi, o gli accordi aperti, i cromatismi, le dissonanze, le poliritmie, le melodie, raccontano una storia. La nostra. E nell’ordinario della nostra vita è celata, per essere rivelata, la nostra straordinarietà. Siamo unici ed irripetibili. Non esiste un altro noi. La nostra individuale verità, forza e fragilità, bellezza e brutalità, luce e oscurità, innocenza e consapevolezza, controllo e abbandono, siamo noi, tutto ciò che siamo ed abbiamo. La nostra ricchezza per amare ed essere amati. Il nostro ordinario “straordinario”. Nell’atto dell’improvvisazione l’anima si commuove nell’intuizione dell’istante. Questo è il senso nella mia pagina, del recente evento “Storie di ordinaria improvvisazione”. La nostra vita, come ogni grande esecuzione, improvvisazione jazzistica, è straordinaria. Quello che tento di fare attraverso questa pagina è cercare uno sguardo nuovo nell’ascolto, è liberare da rigidità e preconcetti, da tecnicismi elitari ed autoreferenziali, è ritrovare quella commozione, quel cuore che è proprio della nostra essenza e della musica. Per usare le parole dello psichiatra Nelson Mauro Maldonato “come espressione vitale e prodigiosa della creazione, l’improvvisazione è accompagnata dalla duplice cifra della sua possibile esistenza e della sua scomparsa. Si tratta di una forma espressiva che porta in sé lo scandalo della propria casualità, di una natura enigmatica, di un’immediatezza insoddisfatta e inesplicabile. Non somiglia a niente. Anche per questo, comprenderne le connessioni metaforiche, le intuizioni, le trame profonde, è tra i misteri più affascinanti della conoscenza. Tutti dovrebbero tenerla nella massima considerazione. Ad ogni livello”. Noi stessi siamo questo mistero. Straordinario. L’ordinario è solo un velo dello straordinario da scoprire e riscoprire sempre. Solo l’arte, con la sua enorme forza – sosteneva Rilke – “proietta nel nostro cuore oscuro e inesplicato, come specchi rovesciati, l’inconsapevolezza e l’imperturbabilità delle cose. L’arte ha il compito di salvare le cose. Ma salvarle vuol dire sostituire l’opera dello sguardo con un’opera del cuore: l’unica che apre orizzonti mentre altri tracciano confini”. Vedere lo straordinario nell’apparente ordinario. Questa è la sfida e la novità di questa pagina: una rilettura della discografia Jazz, attraverso il cuore e lo sguardo di chi ascolta, piuttosto che come trama storico-tecnico-musicale dei giganti che hanno reso grande e affascinante questa musica. La rivelazione della nostra ordinaria straordinarietà attraverso l'ascolto di questa musica straordinaria.

3    Quattro pagine facebook ed oltre 50.000 followers: il tuo grande impegno nella ricerca di temi ed argomenti da proporre è molto apprezzato: nella tua sfera cosa vedi nel prossimo futuro?

Pier Paolo Pasolini fu un grande critico del consumismo. Precursore di grande intelligenza ed intuito, capì come “l’edonismo della società consumistica” stesse appiattendo ogni cosa: persone ed idee. Il mio impegno nel Social-web nel gestire (da solo) le mie pagine è tutt’altro che semplice. Ricerca continua di testi, immagini, musica. Un fiore nel deserto, al cui profumo non rinuncio. Almeno per ora. Credo che la risposta all’edonismo vorace, arrogante, massificante, sia la via della Bellezza. In senso poetico, letterario, social-divulgativo, musicale, filosofico, teologico. Di certo questa “ricerca” fa bene a me. Mi consente di “resistere” al processo in atto di impoverimento dell'anima che pensa, riflette, si interroga, ama. Le mie pagine sono il successivo tentativo di condividere questo percorso. Se serve anche solo ad una persona, delle tante che seguono le pagine, ad aprire una finestra nel proprio cuore e moltiplicare così questa con-divisione, allora ne è valsa la pena. Del futuro non so. Ho qualche idea ma.. la scopriremo solo vivendo.

...
Non smette mai di sorprendermi Piero da quando lo conosco, dal lontano, oramai, 1995. La sua cifra culturale è cresciuta di pari passo con il tempo trascorso ed al suo impegno nel cercare di diffonderla nel contesto nel quale vive, Umbria, prima Assisi e poi Perugia, non tralasciando i circa 10 anni vissuti a Varese, dove ci siamo conosciuti ed abbiamo iniziato a frequentarci. Gli devo molto, perché è lui che mi ha inoculato il virus della scrittura durante le nostre interminabili discussioni sull'arte, la musica, la letteratura, la pittura ... su ciò, in definitiva, che chiamiamo cultura. Nell'attuale società, definita liquida da Bauman, Piero si erige quale monolite solido ed incrollabile di divulgatore culturale; averlo ospite sul mio piccolo blog è per me qualcosa di veramente speciale ...







lunedì 20 gennaio 2020

SAT (send a text)


Contemporary conversation
Acrylic on canvas 2020

 This is my first painting of 2020 and it is easy to understand why my inspiration went all the way, We live in a world that the phone now controls us, the electronic devices listen to us, many people spend the whole day with the  phone in the hands, at the restaurant in the house the conversation is minimal most are with the phone in the hands. (Flavio Bragaloni)



Cogliere l’essenza dell’attuale società è oramai un certificato di garanzia dell’arte in continua evoluzione di Flavio Bragaloni, che, come ho già avuto modo di dire, ha trovato la sua forma e forza espressiva, il suo  linguaggio non più ermeneutico, ma vero, crudo.
Una naked reality che Flavio oramai maneggia con disinvoltura, raffigurata nelle figure stilizzate che usa di frequente, come una firma indelebile della sua opera, come Degas con le sue ballerine. Come un senso di non appartenenza alla specie umana per segnare un distacco non solo artistico ed intellettuale, ma anche, e soprattutto fisico da una massa che defluisce  a velocità della luce in un oceano di degrado nell’illusione di una socializzazione globale apparente e falsificata.
Figure anonime usate come nei segnali di pericolo, divieto: ecco,  Contemporary conversation è un cartello di avvertimento: evidenzia una deriva che sembra inarrestabile: “mandami un messaggio quando stai per venire …”; quando mi ha inviato la foto dell’opera mi è venuto prima da sorridere, poi da riflettere ed infine di affiancare il dipinto all’Urlo di Munch …
Dove stiamo andando? E’ questa la domanda che sembra rivolgerci l’opera, la domanda a cui cerca sicuramente  una risposta Flavio,  e che dovremmo cercare con insistenza anche noi …