sabato 28 marzo 2009

PRIORITA'

NOVE

Contemplo l’elenco telefonico del mio modesto cellulare. Nessun nome registrato li sopra mi procura brividi. Eppure rappresenta le uniche persone con i quali mi relaziono con una certa continuità e con un certo profitto. Dovrei rivedere alcune mie priorità. Oppure cambiarle. Trasformarle. Elevarle. O cannibalizzarle. Parola terribile che ho appena partorito nel fuoriuscire magmatico dei miei pensieri. Un effluvio plastico e fuorviante. Inodore e insapore. Eretico e miope. Trascendente e banale.
Intanto contemplo. E vorrei chiamare. Ma non so cosa dire. E quello che è peggio non so quanto non saprò cosa dire mentre aspetto godot.
E questa una cosa preoccupante?
Quante persone si pongono durante il loro breve apparire nel tempo umano questo dilemma? È poi la cosa giusta da chiedersi?
Non è meglio pensare a quante fiche scoperò A quanti figli farò. A cosa erediterò. A dove sarò seppellito.A quanto guadagnerò fra un anno. Alla prossima interrogazione. A chi dare il voto. A quello stronzo del vicino. Alle parole del papa. A dove comprare la roba. Ai nuovi occhiali da sole. Alla collega ninfomane. Al capo che mi trascura. Alla domenica in chiesa. Alle vacanze di natale e poi a quelle d’agosto. Al mutuo prima casa. Al debito con il mio amico. Alla carta di credito. Al nuovo libro di su henry potter. Alla moglie del tenente colombo. A come cazzo faceva perry mason a capire subito che chi avrebbe difeso era innocente. Alle persone in galera per sbaglio. Al crollo del muro di berlino. Ai salotti radical chic di roma. Alle ipotesi di buon governo. Al furto del secolo che avviene ogni anno. Alla festa di sabato. Alla moglie di uno che conosco scopata da tre sconosciuti nella sala della villa per scambisti. A pablo escobar auto reclusosi nel carcere da lui stesso costruito. A cuba. Alla cina. A cosa fare per cena. Alla nuova domestica. A come spendere un milione di euro in quarantacinque minuti. Allo shopping sfrenato. A come scopa tarantino. E con chi. A vittorio gasmann che recita dante. E poi a benigni che fa lo stesso. A berlinguer. Ai soldi di berlusconi. A sua figlia marina che chiaverei volentieri. A ugo Foscolo. Ai matia bazar. A pippo baudo che si spoglia mentre katia ricciarelli in autoreggente si masturba nell’attesa. Al mio amico che quando viene urla come un ossesso. A quando mi ha chiesto di scopargli la ragazza che lui voleva guardare fottere e godere. A fidel castro da giovane. A mussolini bambino. Ai padri fondatori della comunità europea. All’euro. A topolino. Alla moto. Alla….
Priorità.
Da cambiare. Trasformare. Elevare. cannibalizzare.
Non sapendo cosa dire.
aspettando godot.

pensieri (aforismi) & dialoghi tossici

mercoledì 25 marzo 2009

CATARSI COLLETTIVA

OTTO

Niente rimorsi. Nessu rimpianto. Nessun dolore. È il mantra che sempre si ripete. Nell’auto convincimento che questa è l’unica via possibile. La sola conosciuta. La sola illuminata. Il petulante mondo robotizzato attiva sensori tecnologici di evoluzione pur rimanendo fondamentalmente se stesso. Rivitalizzandosi ogni volta iniettandosi dosi di adrenalina mascherata da novità che dovrebbero segnare nuove ere. Ma cambiare faccia nel maquillage non permuta l’essenza primordiale che permea l’uomo rimasto se stesso nel volgere breve di millenni. La sete di potere e ricchezza non scema. La voglia di primeggiare e comandare folle avvizzite non demorde. Controllare masse è sempre l’imperativo di pochi. Che si tramandano segreti codificati e rivoltanti. In associazioni che definiamo massoniche. Per quello che vuol dire. Per quello che può voler dire. Un passata di fondotinta. L’innovazione. Il perpetrare la dinastia umana che di umano non ha nulla, se mai l’ha avuto. Una catarsi collettiva a dosaggio controllato. La rete. Il telefono cellulare. La possibilità di trasvolare a basso costo. L’istruzione. La religione. La parola democrazia. Il senso ottuso. Csi. Marte. Il vecchio testamento che prorompe in ogni situazione. Buddha. Il corano. Il finto allunaggio. Fotoritocco. Le piramidi. I maya. Gli antichi romani. La filosofia. L’ancestrale paura. La psicoanalisi. La macchina della verità. Il ripartitore di frenata. Il motore turbo. I tatuaggi. Le dentiere. Mio nonno in africa. Uma turman. Tarantino. Mastroianni al telefono. Dino risi e i suoi mostri. La mangano. L’africa nera. Il dittatore cannibale. l’omicidio di jfk. Andreotti. Moro. La strage di bologna. I segreti di stato. I servizi deviati. Mio cugino che si sposa in chiesa. Mia zia che ha speso 15 milioni per una pelliccia che non ha mai indossato. Jim morrison che vive in Alaska con l’unico re che il rock and roll abbia mai avuto e che formano una bellissima coppia ibernata fra i ghiacci dei desideri di fans più ibernati di loro. Kerouac sulla route 66. buckoski attaccato alla bottiglia mentre una brutta e sdentata alcolizzata lo spompina. I miracoli di Carol Woityla. Nerone che da fuoco a roma. Il mio vicino che da fuoco al gatto. La callas e la sua voce. L’oscar a henry fonda per il lago dorato. Nannarella. L’accattone di pasolini. I deliri di hitler. The dark side of the moon.
Vogliamo continuare?
A che pro?
Una catarsi collettiva a dosaggio controllato.
pensieri (aforismi) & dialoghi tossici

UNA NOTTE

SETTE

Deframmentazione oligarchica di un potere originariamente condiviso. Esegesi dinastica di un impero. Diaspora comica della razza umana.
Le parole escono frizzanti e imputridite dall’alcol mentre cerco di sorreggermi al banco del pub.
Lei mi guarda stupefatta. E forse vorrebbe baciarmi. Stregata e vinta da pensieri superiori e inconcepibili per gente normale.
Ma sono cotto. E me ne frego.
Vorrei fargli una autopsia. Per guardarle dentro. E capire di più. Ma non sono leonardo e poi lei è ancora viva. E bella. Ed invitante.
E allora cosa mi resta se non ordinare un cuba libre e ingurgitarlo?
Ragazzo! Ancora uno.
Molecole diafane agglomerate in un tripudio di santità e onniscienza.
Vuoi scopare con me?
Si.
Certe volte l’animo umano è più buono di quello che siamo portati a credere per natura.
La scoperò con violenza. Celebrando boudlaire. E poi mi innamorerò di lei. E lei di me. Quando domani, al risveglio, guarderò fuori dalla finestra un sms lampeggerà sul mio cellulare.
Farò finta di niente. Poi mi riaddormenterò.
Al nuovo risveglio troverò anche cinque chiamate senza risposta.
Cancellerò tutto.E poi, piangendo, cancellerò anche lei e la notte trascorsa
pensieri (aforismi) & dialoghi tossici

sabato 21 marzo 2009

RIFLESSIONI PACIFISTE

quindici

è facile essere per la pace. la guerra è di per se un’idiozia. è facile essere per la pace e starsene comodamente seduti in poltrona davanti al telegiornale. o ad un talk show di seconda serata. quelli di approfondimento. approfondimento? cultura? (basta che sia di parte). oppure partecipare ad una manifestazione. magari con la bandiera della cgil. uil. cisl. rifondazione comunista.
dimmi, a., che senso ha andarsene ad una manifestazione per la pace con una bandiera di partito o del sindacato.
che significa? che ti schieri per la pace perchè l’ha ordinato il segretario di quella particolare organizzazione? senza non sarebbe la stessa cosa? e che senso ha dire “eravamo un milione”? che quelli che non hanno partecipato sono per la guerra?
queste domande mi corrodono l’anima. non essere o essere non è una presa di coscienza individuale? una propria convinzione? cultura? appartenenza? l’individualità non è mille volte più rappresentativa di una qualsivoglia organizzazione?
ma poi, non è, sopratutto, un modello comportamentale che dovrebbe rappresentarci in ogni nostra manifestazione quotidiana? essere per la pace non è, sopra ogni altra cosa, essere in pace con se stessi e di conseguenza con gli altri? il vicino di casa. il collega. il parente. l’ex amico. il disturbatore. il molestatore. l’antipatico. l’extracomunitario. “fare la guerra” non è anche non riuscire ad essere tolleranti sino in fondo? se il “nemico” invade il tuo spazio vitale riesci ancora a dichiararti per la pace?
è questo schierarti per la pace. è tutti i giorni che ti schieri per la pace. è in ogni momento della tua vita che decidi di schierarti per la pace. è il tuo esempio quotidiano che può contribuire ad abbassare il numero delle guerre che si scatenano ogni giorno sul pianeta. è così difficile da comprendere, a.?
ogni giorno. senza bandiera. solo con la tua coscienza.
pensi che un giorno tutto questo sarà possibile, a.?
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IL BAGAGLIO

DIECI

gianni agnelli incontrando la moglie di steno (nonchè madre dei fratelli vanzina) carica di bagagli in attesa dell’imbarco per new york, facendo prorompere dai suoi occhi geniali un lampo d’ironia esilarante e cattiva, gli sussurra, arrotando la sua erre più esplicitamente del solito: “lo sa quale è il vantaggio di essere un uomo molto ricco? è che si può viaggiare senza bagaglio”.
ecco.
quello che manca oggi è la qualità intrinseca di rappresentare con le dovute parole la diversità che accompagna la specie terrestre. chiara e secca. impossibile da replicare. che lascia basiti e ammaliati nel medesimo, folle istante. che rapisce e disinibisce in una frazione di quello che noi chiamiamo tempo, la nostra quarta dimensione. essere diversi e rappresentarlo, dissacrando le assurde convenzioni che cercano di indorarci la più ancora assurda ipotesi che siamo tutti uguali. col cazzo che siamo tutti uguali. col cazzo. io non sono uguale a te. e agnelli non era uguale a nessun altro. tanto meno pertini. o mia nonna. o buster keaton. o leonardo da vinci. prova a dirglielo in una seduta spiritica. e poi vedi se non si incazza di brutto.
noi saremmo uguali? su quale base scientifica?
su quale inverecondo teorema?
su quale inaffondabile anelito di fratellanza? su quale misura?
noi non siamo uguali. e non vogliamo esserlo.
e incontrando gianni agnelli nell’aldilà vorrei dirgli: “lo sa quale è il vantaggio di essere un uomo molto povero?
e che non si ha bisogno del bagaglio....
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