venerdì 5 agosto 2016

ZOMBIE'S CATHARSIS

La follia divoratrice che ha succhiato la mia anima come un vampiro assetato di sangue che lo tiene in vita mi ha condotto fra i non morti, macchine prive di volontà non classificabili in una specie vivente, appunto.
Uno stato di degradazione psichica e morale, scevro di raziocinio, depauperato del sentimento, privato dell'emozione, assuefatto all'inevitabile, in un microcosmo impalpabile e languente, lascivo, corrosivo, freddo, inconcludente, metafisico.
Proiettato come un ombra definita nei contorni ma oscura al suo interno, restituisco un immagine impalpabile, ambigua, da decifrare in ragione dell'impatto della luce sul mio corpo che si frappone fra lei e il mondo, che l'allunga e l'accorcia assecondando la rotazione terrestre.
E come un ombra vivo, assorbito dal non reale, estraneo alle vicende umane, in un infertile magma, in un non luogo che prende forma solo nella mia fantasia corrotta e ripetitiva, alienante.
Tutto scorre come in un video accelerato dentro al quale io sono immobile, fagocitato dal movimento stesso che altera il mio senso visivo rendendolo, di fatto, cieco.
Il tempo nel non luogo non scorre, è immoto, causando fratture spazio temporali cui non riesco a porre rimedio non potendo più far leva sull'intelletto, cancellato nel corso della lunga e virulenta battaglia che si è consumata al suo interno.
Resto appeso in questa catarsi da zombie, in attesa, come i biblici automi del paradiso terrestre, di un evento catalizzante che mi renda di nuovo quello che già mi era stato donato e che non ho saputo usare.
Non me ne faccio una colpa, ora non posso. Questa obsolescenza non controllata può condurmi nell'oblio di una quiete acquiescenza da cui non potrei più uscire, come inghiottito da sabbie mobili. 
Pur sfinito e privo di armi l'unica certezza che ancora ho è che non posso arrendermi; sono pur sempre un uomo, e ogni uomo sa quale è il suo destino ...



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