lunedì 29 agosto 2016

Il MONDO COME IO LO VEDO - Albert Einstein - 1931

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiami a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perchè la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere "superato". Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e da più valore ai priblemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell'incompetenza.
L'incoveniente delle persone e delle Nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d'uscita. Senza la crisi non ci sono sfide, senza sfide la bita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi no c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perchè senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze.
Parlare di crisi significa incrementarla e tacere nella crisi è esaltare il conformismo, invece, lavoriamo duro. Finiamola unavolta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.

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Estratto da IL SECOLO SPEZZATO DELLE AVANGUARDIE di PHILIPPE DAVERIO ...

sabato 13 agosto 2016

MAGO MERLINO E LA "MONNEZZA" CAPITALE

Produciamo una quantità tale di immondizia sul pianeta che presto ne saremo sommersi e come e dove liberarsi dei rifiuti porterà la nostra società ad una guerra, prima civile all'interno di ogni singolo stato, poi globale fra nazioni. 
Ho già avuto modo di scrivere sull'argomento nel post TRASHED: RIFIUTI ZERO, nel quale ho cercato di sensibilizzare sulla necessità di comprendere che raccogliere i rifiuti in maniera differenziata per poterli riciclare è una delle strade obbligatorie da percorrere al fine di concepire e mettere in pratica una strategia comune che ci conduca fuori dall'incubo che è divenuto lo smaltimento di quello che produciamo ed usiamo giornalmente.
In questi giorni l'argomento è rimbalzato nuovamente sui giornali come speculazione politica per la "monnezza capitale", che pur essendo stata sempre dove è adesso, ora sembra, invece, che sia stata notata e abbia rigenerato istinti etici e morali nelle personalità politiche pubbliche che bivaccano sulle spalle dei contribuenti, i quali in un impeto di orgoglio hanno esternato e portato a conoscenza dei mass media  il profondo disagio dei cittadini della Capitale, che ha, ovviamente, una cassa di risonanza nazionale al confronto di medesime situazioni in posti con meno appeal dal punto di visto di visibilità politica.
Non sto scrivendo per commentare le soluzioni proposte dalla nuova giunta, non mi interessa, in quanto statiche e prevedibili; sto scrivendo, invece, per ribadire quanto sto proponendo ultimamente circa i reali poteri della organizzazione amministrativa italiana e come questi vengano invece percepiti dai componenti della società nella quale viviamo che vengono classificati come "elettori".
Mago Merlino, personaggio da legenda pur se esistito veramente, è apparso una volta su questo pianeta, proveniente chissà da dove, e per il momento non sembra che possa palesarsi di nuovo; le persone normali che si propongono sulla scena politica non detengono i medesimi poteri né, tanto meno, la medesima perspicacia ed intelligenza.
Pensano normalmente e normalmente agiscono, perché è così che sono state istruite nei loro percorsi formativi, a volte pur molto deboli; l'eccezionalità nella specie umana è cosa così rara che quando si manifesta cambia radicalmente il corso della storia e, sarete d'accordo con me, attualmente il nostro ristretto italico panorama ne sembra completamente scevro: attendersi soluzioni geniali dagli attuali presunti leader, di concerto, appare completamente fuori luogo.
Il sistema democratico è fallace per natura perché comporta privazioni di libertà e di scelta, pur se viene pomposamente descritto come l'esatto contrario; una scelta che accontenta voi può scontentare altri e viceversa.
Non esistono soluzioni radicali al problema "monnezza" né soluzioni tampone in attesa di; esiste il problema, che è molto più grande di quanto venga in realtà considerato dalla società contemporanea. Alcune problematiche devono necessariamente uscire dai postulati della politica e trovare spazio nella comunità scientifica, che è l'unica che può cercare di proporre soluzioni idonee alle medesime.
Neanche loro sono Mago Merlino. Neanche loro hanno bacchette magiche. Ma sono teste pensanti, pur con tutti i loro limiti, e non vanno in tour promozionali per proporre la propria candidatura auto celebrandosi.
Io non comprendo molto di quello che succede, è vero, ma per questo, non ritenendomi un mago né, tanto meno, un genio evito di promettere cose che non posso in alcuna maniera mantenere ...




mercoledì 10 agosto 2016

Il Signor Titolo

Un giorno di qualche anna orsono apparve sulla scena pubblica il Signor Titolo, sino allora un perfetto sconosciuto, noto piú che altro nei tribunali penali nei quali, a tutto oggi, continua a collezionare condanne di vario genere.
Il tutta'altro che irreprensibile Signor Titolo, anche se lui ama affermare l'esatto contrario, assurse così a personaggio noto, tanto da essere presente giornalmente sui quotidiani nazionali, cosa che lo rendeva, e rende, gonfio di orgoglio, pur se, ad onor del vero, quasi mai gli articoli, a parte quelli di qualche giornalista presente sul suo libro paga, incessassero i suio comportamenti ed esternazioni.
Ma Egli, compenetrato e vinto dalla sua unicitá nei confronti del mondo che solo lui riesce a vedere nel suo profondo e sfrenato egocentrismo, ha sempre tirato dritto per la Sua strada irradiata dai lumi delle sue intuizioni a suo dire geniali.
Così, come in tutte le storie degli eroi prima derisi e poi acclamati di holliwoodiano retaggio, convinto di essere sempre e comunque nel giusto, è imcredibilmente riuscito in questi anni di notorietà a compattare il pensiero dell' opinione  pubblica nei suoi confronti; ma a differenza delle storie cinematografiche americane sempre tese al buon fine, verso il Signor Titolo è montata un avversione crescente sino a renderlo insopportabile.
Essendo, però, l'Eroe solo per definizione, questo non avrebbe dovuto rappresentare un ostacolo al  suo mirabile obiettivo che Egli si è posto come meta, ovvero entrare nella legenda dei miti immortali, almeno sino a qualche giorno orsono, quando in un momento di orgoglio represso con annessi conati di vomito, si è ritrovato a suonare al citofono di comuni mortali per ringraziarli della fiducia che ancora ripongono nella sua assurda persona.
Celebrato dai giornalisti cui passa assegni sotto banco, ma ignorato dalla stampa reale, il Signor Titolo, si è seduto sullo scranno simbolo del suo potere attendendo folle di penitenti per rendergli omaggio.
Dopo qualche giorno, mentre sulle strade desolate continua a imperversare solo un sole cocente, il Signor Titolo, compreso che l'amo della farsa non aveva fatto abboccare alcun pesce, se l'è presa con un piatto di breasola nella mensa della sua azienda, facendolo roteare in aria fra grottesche imprecazioni sotto lo sguardo allibito dei suoi dipendenti.
L'episodio, a suo dire, confermava che Egli ha sempre avuto ragione, e così, ripresosi dal leggero sbandamento ha ripreso a macinare i suoi deliri, nel nulla che lo circonda.
La cosa interssante di questa normale vicenda italiana è che il Signor Titolo continuerà ad imperversare con buona pace dell'opinione pubblica che nulla può nei suoi confronti, e presto assurgerà a simbolo di un nuovo retaggio dittatoriale che si sta facendo strada nella nostra societá, dove il dissenso è ammesso come puro esercizio di stile ...


martedì 9 agosto 2016

SPIRITUALITA' E TRASCENDENZA - KNOCKIN' ON HEAVEN'S DOOR

... E tutto ebbe inizio sul pianeta azzurro ... Nel delta dove il fiume Tigri incontrava il fiume Eufrate ... Biblicamente conosciuto come il Paradiso Terrestre ... Nostro Signore decise che fosse ora che questo remoto posto dell'universo conosciuto fosse abitato da una specie senziente ma mortale ... Studiò il modo, concepì, sbagliò, riprovò, ed alla fine soddisfatto diede vita alla sua creazione, che ancora oggi vive e prospera sul pianeta azzurro. Cosa restava all'essere creato se non ringraziarlo ed essergli devoto per l'eternitá, seppur per un essere mortale questo concetto possa apparire alquanto assurdo? E così è stato. L'eternitá è stata assicurata dalle Sacre Scritture, scritte in un tempo immemore senza possibilitá di smentita, visto che qualunque scritto diveregente è stato classificato apocrifo e quindi rigettato come non postulante il verbo. 
Dio c'è, é qui con noi, ci accompagna, vigila, ogni tanto s'incazza, ma in definitiva è piuttosto comprensivo con le gesta della nostra specie primordiale, una sorta di abitante preistorico della galassia, che deve ancora uscire dallo stato di minoritá cui è stato tarato al momento della creazione. Una sorta di work in progress perdurante, teso al raggiungimento dell'equilibrio cosmico che regola l'universo, altro concetto imponderabile per l'umana specie che fatica ad uscire dagli stretti confini gravitazionali che gli impongono sforzi eccezzionali quando tenta di forzarli.
Ma Dio assiste, suggerisce, specula, attende fiducioso che l'evoluzione cui ha destinato la sua creatura compia il percorso evolutivo che le è stato assegnato tramite taratura del dna, certo del risultato in quanto, appunto, Dio, che è partito dall'anno zero, dopo il necessario rodaggio di qualche millennio in cui sono avvenute cose fantastiche che non riusciamo a spiegare dal nostro limitato punto di osservazione razionale. Un extraterrestre chiamato Gesù, concepito tramite fecondazione artificiale con geni, appunto, non umani, con la sua apparizione ha indirizzato l'umana specie verso il suo obiettivo, ovvero di una vita im comune scevra di violenza, in armonia con il karma che regola quello che chiamiamo spazio non riuscendo a concepire un termine più appropriato in virtù della nostra ignoranza cosmica. Dopo aver illuminato è tornato dove doveva, alla destra del Padre, al di fuori del pianeta azzurro e quindi, per definizione, extraterrestre Egli stesso.
Tutto è stato scritto. Tutto è stato detto. Poche parole. Significative. Travi portanti di concetti apparentemente semplici ma che, come ben sappiamo, invece molto difficile da assecondare per noi poveri umani primordiali. Credere o non credere resta un esercizio spirituale di notevole portata, ma quello che veramente conta è come noi stessi ci poniamo rispetto a quei concetti che abbiamo accettato come religiosi ma che, a ben vedere, sono stati, e vengono ancora, replicati in tutte le leggi umane che cercano di disporre una vita in comune sostenibile ....

venerdì 5 agosto 2016

ZOMBIE'S CATHARSIS

La follia divoratrice che ha succhiato la mia anima come un vampiro assetato di sangue che lo tiene in vita mi ha condotto fra i non morti, macchine prive di volontà non classificabili in una specie vivente, appunto.
Uno stato di degradazione psichica e morale, scevro di raziocinio, depauperato del sentimento, privato dell'emozione, assuefatto all'inevitabile, in un microcosmo impalpabile e languente, lascivo, corrosivo, freddo, inconcludente, metafisico.
Proiettato come un ombra definita nei contorni ma oscura al suo interno, restituisco un immagine impalpabile, ambigua, da decifrare in ragione dell'impatto della luce sul mio corpo che si frappone fra lei e il mondo, che l'allunga e l'accorcia assecondando la rotazione terrestre.
E come un ombra vivo, assorbito dal non reale, estraneo alle vicende umane, in un infertile magma, in un non luogo che prende forma solo nella mia fantasia corrotta e ripetitiva, alienante.
Tutto scorre come in un video accelerato dentro al quale io sono immobile, fagocitato dal movimento stesso che altera il mio senso visivo rendendolo, di fatto, cieco.
Il tempo nel non luogo non scorre, è immoto, causando fratture spazio temporali cui non riesco a porre rimedio non potendo più far leva sull'intelletto, cancellato nel corso della lunga e virulenta battaglia che si è consumata al suo interno.
Resto appeso in questa catarsi da zombie, in attesa, come i biblici automi del paradiso terrestre, di un evento catalizzante che mi renda di nuovo quello che già mi era stato donato e che non ho saputo usare.
Non me ne faccio una colpa, ora non posso. Questa obsolescenza non controllata può condurmi nell'oblio di una quiete acquiescenza da cui non potrei più uscire, come inghiottito da sabbie mobili. 
Pur sfinito e privo di armi l'unica certezza che ancora ho è che non posso arrendermi; sono pur sempre un uomo, e ogni uomo sa quale è il suo destino ...



MODERNITA' LIQUIDA - estratto -

La nostra epoca è quanto mai gravida di capri espiatori, si tratti di politici dalla vita privata dissennata, di criminali che sbucano fuori da vicoli oscuri, o di "estranei mischiati a noi". È un epoca di lucchetti rinforzati, di allarmi antifurto, di palizzate e filo spinato, di incessante controllo sui vicini di casa e di vigilantes; nonché di giornalisti "investigativi" di riviste popolari perennemente alla ricerca di cospirazioni volte a popolare di fantasmi lo spazio pubblicitario pericolosamente a corto di attori, e di nuovi, attendibili motivi di " panico morale" abbastanza raccapriccianti da far esplodere buona parte della paura e della rabbia trattenuta ...

ZYGMUNT BAUMAN 
modernitá liquida

giovedì 4 agosto 2016

LA SUA BELLEZZA

... Valica i confini dell'umana immaginazione. Il suo sorriso é quello che sognava Beethoven quando ha scritto per Elisa ...
L'etereo mondo dei rapporti uomo donna può farti scendere all'inferno e fartici restare per un tempo indefinito, pur continuando a vivere nel mondo dei presunti vivi.
Quale é il limite massimo di sopportazione degli umani? Apparentemente illimitato, ma in effetti nella realtá definito, seppur variabile in ogni essere biologico senziente. E quali sono le conseguenze se il presunto limite viene violato? Imponderabili, mi viene da dire. Sondare il confine tra quello che crediamo reale e quello che in realtá non lo é puó produrre effetti devastanti in quella ipotetica zona che chiamiamo spirito, ma ci sono momenti nella vita in cui occorre buttare tutto sul piatto pur con una coppia di due in mano. Del resto non é un azzardo tutta la vita pur se crediamo il contrario? E' possibile definire il futuro con una equazione matematica riuscendo a mettervi dentro un certo numero di variabili pur se indefinibili comunque entro una ragionevole certezza? Credo di no. Dobbiamo affrontarlo nell'incognita, che forse è l'unica ragione che ci tiene veramente in vita. Continuiamo ad aprire porte per guardarvi dentro nella speranza di un qualcosa cui aneliamo, a volte c'é, molte altre volte no.
Ma non possiamo fermarci per questo, la nostra essenza ci spinge a continuare ad aprirle, fino allo sfinimento, che per natura è un limite.
Ma quando tutte le porte che aprimiamo iniziano a farci vedere sempre la medesima cosa quanto é possibile continuare prima di impazzire?
Le domande retoriche non hanno senso, questo lo comprendo da me, ma comprendo anche che ci nutriamo di risposte e che quando queste cessano di arrivare si puó essere sopraffatti dall'asfissia della paura di non ricervene mai piú.
Risposte non ne ricevo più, perché ho smesso di aprire porte. Le guardo, ma passo oltre, e quando esaurisci la,cuoriositá cosa ti resta?
La sua bellezza valica i confini dell'umana immaginazione, il suo sorriso é quello che sognava Beethoven quando ha scritto per Elisa ... Questa é l'unica porta che é rimasta aperta, ma dentro non c'é nulla ...

mercoledì 3 agosto 2016

SOCCER LEAGUE "SERIE A"

Mettendo in fila i bilanci della stagione 2014-2015 il risultato è sconcertante. Le 19 squadre della serie A dell'anno scorso hanno accumulato perdite per 365 milioni di euro, uno al giorno. Sono 12 i club (su 19) ad aver chiuso gli esercizi con una passività e la ventesima società è il Parma che, essendo saltato per aria, non ha dovuto presentare il proprio bilancio. Aggiungendo i numeri dei ducali il quadro sarebbe stato anche peggiore ...

La crescita economica della serie A è lenta, quasi anemica. In un anno il fatturato è salito di soli 40 milioni di euro (+2,2%) da 1.800 a 1.840. Nello stesso lasso di tempo i costi sono aumentati di un centinaio di milioni e i debiti sono saliti fino alla cifra di 1,7 miliardi di cui circa il 60% finanziari, cioé contratti con banche e istituti di credito ...

(FONTE:http://www.panorama.it/sport/calcio/serie-a-bilanci-debiti-365-milioni-fallimento)

Lo vogliamo ancora chiamare sport il calcio al massimo livello professionistico? Le cifre sopra riportate testimoniano che oramai di sport c'è rimasto veramente poco. Io per lavoro leggo i bilanci societari e posso testimoniare che neanche multinazionali di elevata potenza commerciale riescono a raggiungere certi fatturati e, tanto meno esposizioni creditizie così significative con istituti di credito, anche perché sarebbero dichiarate fallite in un batter d'occhio.

Il calcio come è concepito oggi è un industria che dovrebbe fornire uno spettacolo ai clienti interessati, ovvero attrarli con una capacità di restituirgli un piacere visto anche il costo eccessivo dei biglietti per entrare in uno stadio, che escluso quello della Juventus, in Italia sono nella maggior parte dei casi fatiscenti o comunque inadatti ad assistere, appunto, a quello che dovrebbe essere uno spettacolo.

Ma dov'è questo spettacolo? Sbirciando fra le partite che offre la pay tv nei lunghi week end invernali dedicati alle partite nella maggior parte di casi si assiste a noiose esibizioni di gente in mutande tesa sopratutto a guadagnarsi i lauti stipendi eseguendo meccanicamente quello che gli viene ordinato dagli allenatori, che impostano tutta la loro sapienza sul "primo non prenderle" (tralasciamo le insulse dichiarazioni pre e post partita, infarcite di banalità assurde e monotone recitate come litanie religiose ...).

I giornali si chiedono perché la Premier League inglese e la Liga spagnola esercitano maggior fascino fuori dai loro paesi, ovvero le partite che si giocano in quei campionati vengono vendute in tutto il mondo mentre le nostre non le vuole nessuno; la risposta, però, sembra imponderabile visto che amiamo definirci professori di tattica e che qui crescono i migliori tecnici del mondo.

A parte l'assurdità di questa ultima affermazione (che credo al momento possa essere solo ascrivibile a Carlo Ancellotti), non sarà proprio che l'esasperato tatticismo del nostro calcio lo rende a tutti gli effetti un calcio noioso? Non sarà che anche la gente che frequentava gli stadi gli abbiano lasciati per la noia che gli veniva ad assistere a partite nelle quali se ti andava bene vedevi tre tiri in porta?

Cruyff, forse il calciatore più forte che abbia mai calcato un campo di gioco nonché detentore di una capacità intellettiva superiore alla norma, in una delle sue ultime interviste parlando del calcio italiano ha fatto questa affermazione: "Occorre comprendere una cosa nel calcio, uno solo vince ma tutte le squadre partecipanti dovrebbero provare a farlo. Arrivare settimi o decimi non cambia nulla, quello che cambia è che la gente che va allo stadio si possa divertire; giocare per lucrare non porta da nessuna parte ... in Italia non si gioca per divertire il pubblico pagante ..."

Io ho smesso con lo stadio nel 2001, quando i controlli ossessivi hanno iniziato ad infastidirmi in quanto non sono un delinquente abituale; ho un contratto con Sky ma vedo solo le partite della Roma e ultimamente neanche più quelle; ogni tanto guardo la Liga o la Premier, come in tutto il resto del mondo perché voglio divertirmi ad assistere ad uno spettacolo. Il calcio italiano è defunto, in primo luogo perché ancora legato a logiche aziendali patronali, come gran parte della piccola e media industri del Paese, e in secondo luogo perché gestito da persone impresentabili prive di scrupoli che se ne fregano dei polli da spennare, ovvero noi.

Se i mistici allenatori italiani continuano a pensare che uno zero zero è meglio di una quattro a quattro lasciamoli soli in questo delirio; quando anche la televisione a pagamento si stancherà di dover fare acrobazie con le telecamere per non inquadrare stadi vuoti forse resteranno disoccupati.

La cosa, lo confesso, mi lascia del tutto indifferente ...