venerdì 9 marzo 2018

THE END OF LIBERTY - FLAVIO BRAGALONI


Flavio Bragaloni, artista contemporaneo, vive e lavora a New York da molti anni. Oggi mi ha inviato il suo ultimo lavoro accompagnato dal seguente commento: la spiegazione del mio dipinto The End Of Liberty: Fallo girare:  La libertà è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini"... 

"Cervantes fa pronunciare, senza retorica alcuna, queste parole a Don Chisciotte della Mancia, eroe dell'omonimo romanzo. Ora, qual che ne sia l'interpretazione, in chiave laica o religiosa, è evidente che quello della libertà è da sempre uno dei grandi problemi dell'uomo e, per questo, oggetto di mille riflessioni. La «libertà» non aveva nel mondo greco un significato universale e astratto. Lo stesso si può dire a proposito del mondo romano. E anche nel Medioevo non esiste un significato astratto e universale dell'idea di libertà. In senso universale e astratto sorge solo nel mondo moderno. Inutile per me però sarebbe entrare nella disamina storica delle mille interpretazioni di libertà date a partire da Locke, Rousseau, Constant o Tocqueville ... molto più semplicemente l'idea di questo dipinto nasce dall'espressione di una delle più sacre conquiste di libertà, quella di pensiero che non può prescindere dalla libertà di parola e di espressione. Spesso alla parola libertà si affianca, ed oserei dire, contrappone filosoficamente, la parola conquista. Ebbene sì, perché comunque ci sono voluti secoli e lotte sanguinosissime, prima che nella coscienza dei popoli maturasse la convinzione che la libertà di manifestare le proprie opinioni e quella di discuterne fossero fondamentali ai fini del progresso e del bene dell’umanità. Il conflitto autorità-libertà ha sempre visti contrapposti uomini e donne portatori di idee nuove a depositari di vecchi principi. Questa tela nasce dunque dal desiderio di affermare i miei ideali di libertà e fratellanza e la voglia di non rimanere inerme, o quello di lottare se volete, contro l'ingiustizia. L'ingiustizia di negare la libertà di ingresso in un paese a persone che cercano solo di trovare per sé e per le proprie famiglie una vita migliore, più sicura, più dignitosa. O l'ingiustizia di veder negare a dei bambini nati qui in America da genitori emigrati il diritto di restarvi. Il fastidio intellettuale ed umano nell'ascoltare, ancora oggi e dal massimo rappresentante di un paese civile, espressioni del tipo "shithole countries" in riferimento a paesi quali ad esempio Haiti, El Salvador o paesi africani molti dei quali martoriati anche da catastrofi naturali. L'idea di questo dipinto mi è cresciuta nell'anima leggendo e riflettendo sulle parole della poetessa Emma Lazarus incise sul basamento della statua della Libertà che mi hanno riportato indietro anche alla storia che lega la stessa a questo sonetto: "Give me your tired, your poor, your huddled masses yearning to breathe free, he wretched refuse of your teeming shore. Send these, the homeless, tempest-tossed to me, I lift my lamp beside the golden door!" In questa mia opera richiamo il concetto di distacco, allontanamento e non fratellanza con il rigido e freddo muro che separa; ostacolo per chi vuole solo una vita migliore. Richiamo, crocifiggendo,  la Statua della Libertà, la crocefissione e la morte, per tutti gli immigrati ed emigranti, della speranza di trovare una nuova casa, un nuovo inizio. Con il colore rosso richiamo la violenza prorompente e coercitiva, anche verbale, che spesso va a braccetto con il potere a sfregio della dignità umana; rimando al non rispetto della dignità delle donne (la cravatta rossa simbolo dell'orgoglio di Trump, ma anche dell'indelicatezza nel non ledere la dignità altrui, donne incluse); la fiaccola è quasi a terra in segno di non illuminazione, non speranza, di buio dell'anima. Il dipinto non vuole certamente ed assolutamente offendere nessuno e/o esser irrispettoso delle idee e scelte altrui, ma è il mio personalissimo modo di sottolineare la sofferenza che si può leggere negli occhi delle persone ingiustamente trattate o peggio maltrattate. La stessa sofferenza che la poetessa lesse negli occhi delle persone che la ispirarono a scrivere quel sonetto così famoso. Il mio intento è quello di esprimere liberamente il mio dissenso verso espressioni, opinioni ed azioni che io non condivido e la voglia di lottare contro l'ingiustizia nonché il desiderio di affermare i miei ideali di libertà, rispetto e fratellanza".
ps ..
L’ho postato anche su Instagram e va forte il mio Instagram e’ flavioartnycity ...
...
Pubblico quanto Flavio mi ha recapitato con immenso piacere non solo per l'amicizia che mi lega a lui da oltre 35 anni ma, sopra tutto,  per la profondità del pensiero che ha saputo esprimere su di un tema che nel periodo storico che stiamo vivendo assumo un valore inestimabile in ragione del suo vissuto personale, di una persona, cioè, che ha sperimentato sulla propria pelle il significato di dover lasciare il proprio Paese ed i suoi affetti più cari per trovare la sua affermazione professionale. I suoi lavori sono sempre speciali, ma questo, se posso permetterlo di dirlo, reca una vetta espressiva notevole, al di là della sua pregevole tecnica nella complessa arte della pittura. La Statua della Libertà crocefissa è un pugno nello stomaco del mondo occidentale, oramai piegato alle logiche commerciali di profitto che lo stanno portando alla sua inevitabile eclissi. Un mondo decadente e degradato, teso all'auto conservazione a dispetto delle conquiste sociali costate enormi sacrifici e lunghe, nonché sanguinose come da Flavio sottolineato, battaglie contro poteri inossidabili al tempo che si perpetuano senza soluzione di continuità ... che dire? Bravo, Flavio, se c'è una guerra da sostenere io sono pronto ... Voi?

Nessun commento: