martedì 18 luglio 2017

NOTTE SULL'AVENTINO

kouros ancora aleggia nell’abitacolo della mia toyota aygo color argento quando la fermo sotto casa di patrizia. ho fatto una doccia, ho messo su jeans, camicia a maniche lunghe e scarpette da ginnastica puma, rigorosamente total black, e mi sono gratificato in una cascata di profumo.
ora sono qua. scendo. ho lasciato i capelli liberi di fluttuare nella notte, liberi e leggeri. suono. mi apre. in un attimo sono al secondo piano. lei è li, sulla porta, in uno splendido versace rosso e i capelli raccolti in una coda che lascia cadere sulla spalla sinistra. un filo violetto sulle labbra le prolunga leggermente il dolce sorriso con cui mi accoglie. io non dico nulla, meravigliato e vinto dalla bellezza che riesce a sprigionare ogni volta che lo desidera. le sfioro la bocca in un bacio lascivo, di grazie per l’accoglienza, ed entro, mentre lei richiude la porta dolcemente, accompagnandola delicatamente con entrambi le mani sino al clik metallico di chiusura. 
- era ora ... mi sospira, sorridendomi enigmatica come una novella gioconda.
- sei un incanto.
- grazie. anche tu non sei niente male, risponde in un filo di voce, suadente e colmo di carica erotica.
- ceniamo fuori, in terrazzo, vero?  la faccio la domanda, pur conoscendo perfettamente la risposta.
- certo! e dove ...
- altrimenti? finisco io la frase che mi ripete ogni qualvolta dico qualcosa di scontato su di un luogo che ama particolarmente.
la terrazza affaccia sulla roma notturna, avvampata di caldo in questo inizio luglio 2008, vista dall’aventino. ha una splendida casa, patrizia, frutto di un regalo dei suoi genitori. viene da una buona famiglia partenopea, che ha trovato la sua culla nella città eterna e qui ha proliferato, raggiungendo una buona posizione nella scala sociale. ma questo, adesso non mi interessa. è lei che ha ogni mia attenzione.
il tavolino è illuminato da due splendide candele aurelia bianche, della chelsea after dark, a forma di arancia, aperte in alto con un taglio netto traversale e con il dorso striato, alla fragranza di orchidea; al centro troneggia, rigorosamente in fresco, il colli albani superiore donnardea.
la sua attenzione per i particolari mi manda fuori di testa. è tutto così organico al momento quello che propone, tutto così rigorosamente ricercato e pieno di attenzioni da enuclearti da qualsiasi altro pensiero possa attraversare la tua testa, catturandoti ed esaltandoti ogni volta in momenti continui e confluenti. ci sono anche due flute per il prosecco di aperitivo.li prendo; ne passo uno a lei, e nel chiaroscuro del terrazzo brindiamo a noi, a questa notte, a tutto quello che verrà.
- certe volte mi chiedo se merito tutto questo.
- non lo so, ma sicuramente me lo merito io.
patrizia sorride appoggiandosi con la testa contro la mia spalla, in un momento di lieve imbarazzo e in cerca di un contatto fisico. le tocco i capelli e poi la mano mi scivola sulla sua coda bionda legata da un vistoso fiocco nero. scendo, ancora, lentamente, sulla sua schiena, avvinghiandola infine a me in un abbraccio vigoroso, seppur con il solo braccio sinistro. il suo viso adesso è a meno di un millimetro dal mio e ascolto il suo tenue ansimare. un lungo momento di occhi negli occhi anticipa il bacio che sgorga veemente e fragile dalle nostre anime intorpidite e perse nell’esaltazione della nostra attrazione che viola i confini della corporeità esondando nella galassia imperscrutabile del divino.
- sediamoci.
- certo.
- arrivo in un momento.
il suo esile posteriore si allontana da me volteggiando su un paio di decolletées trasgressive con plateau e tacco alto nere, sparendo momentaneamente alla mia vista. torna in un baleno, sorridente e con un vassoio di frutti freschi di mare nelle mani. si scusa e sparisce di nuovo, per tornare ancora con un altro vassoio, contenente stavolta una "et voilà, caprese con mozzarella di bufala"; rido di gusto al gesto che fa per mostrarmi la pietanza. si siede anche lei. ora ogni cosa è al suo posto. come volutamente programmato in ogni minimo dettaglio.
- vedo che stai meglio, inizi a fartene una ragione.
- direi che sto metabolizzando l’accaduto, ma per favore, parliamo d’altro, sussurro mentre verso del vino ad entrambi e ne assaporo un sorso.
- meraviglioso!
- allora di cosa vuoi parlare?  è delicata mentre porta alla bocca la forchetta con appesa una parte di caprese.
- quello che vuoi basta che non sia gino l’argomento.
- bene. lavoro?
- stai scherzando, vero?
- certo che scherzo, cherì, declama in un filo di voce mentre sorride guardandomi caritatevolmente.
- direi più un argomento ludico, che s’intoni con la serata.
- bene, proponi.
bevo un’altro sorso di vino.
- la scelta di proporre la lascerei a te, oggi ...
e la notte procede, nei leggiadri e incantevoli refoli caldi che ci attraversano mentre ridiamo e scherziamo parlando di amenità varie. guardandoci e spogliandoci con gli occhi, giocando in ammiccamenti, in carezze e furtive frasi sibilline sul futuro prossimo che ci verrà incontro. la grappa barrique chiude la notte al tavolino, mentre un soffio leggero spegne le candele e una mano mi invita a seguirla. mi lascia dinanzi alla camera da letto. "torno in un momento" è la frase magica  che la fa sparire e riapparire in un non tempo esoterico , mentre il cd che ho scelto, jazz a mezzanotte, s’incunea nella piastra che lo riceve e lo fagocita richiudendosi, attivandosi, infine, per farcelo ascoltare. è nuda. ha lasciato solo le scarpe. la porta si richiude. la luce si spegne. i faretti alle pareti emanano un flebile, prestigioso e caldo chiarore soffuso. la notte è alle porte. sarà lunga ed entusiasmante ...

 

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