mercoledì 28 dicembre 2016

MAINFRAME

Tutto quello che viviamo potrebbe essere in realtà virtuale, ovvero predeterminato da relazioni matematiche sviluppate in codici di programmazione inseriti in un mainframe che a sua volta li ridistribuisce in stazioni operative periferiche che a loro volta li ridistribuiscono in stazioni operative locali nelle quali la presunta realtà viene in effetti visualizzata.
Si, lo so, è la tesi sostenuta nella celeberrima trilogia di Matrix, chi non l'ha vista gli consiglio di farlo, che partendo da un punto di vista religioso, l'attesa dell'Eletto (ovvero il Messia), rappresenta un mondo che viene apparentemente vissuto tramite, appunto, l'elaborazione continua di "matrici matematiche", ma che nella realtà vede gli umani come esseri biologici coltivati da macchine al fine di usarli come fonte di energia per la loro stessa sopravvivenza.
Per quanto possa sembrare paradossale è forse però la tesi di quella che definiamo "fantascienza" che più si avvicina alla realtà, se così ci possiamo permettere di chiamarla.
Se proviamo a considerare con estrema attenzione lo sviluppo tecnologico della nostra società non possiamo non prendere atto di come le rappresentazioni di "realtà virtuali" siano sempre più presenti nel nostro quotidiano, e di come noi le stiamo sempre più metabolizzando come contigue alla realtà che crediamo tale.
Viviamo in un mondo di "immagini"riprodotte continuamente sulla tecnologia che crediamo di saper controllare in virtù del fatto che la possediamo, ma di cui, in realtà, non sappiamo nulla e che usiamo forse per l'uno per cento delle capacità che la stessa può consentire.
Compriamo sofisticati computer, che usiamo come telefoni, che possiedono più microchips dell'elaboratore che, dicono, ci ha portati sulla Luna (ho forti dubbi in proposito); esercitiamo una leggera pressione sul vetro dello schermo per "premere" una "app" (c'è un app per tutto ...) e visualizziamo immagini che accettiamo come reali per il solo fatto che queste appaiono e che se ci piacciono condividiamo con i nostri contatti facendole diventare "virali", senza chiederci se quello che vediamo appartenga effettivamente alla realtà che crediamo di conoscere.
La riproposizione di queste senza soluzione di continuità crea un mondo parallelo virtuale nel quale siamo profondamente immersi tanto da crederlo, appunto, reale, né più né meno come nella profezia celebrata nel film di presunta "fantascienza" Matrix.
La "rete" assurge così al ruolo di mainframe, convogliando quello che vuole nelle ramificazioni periferiche sino a raggiungere ogni singolo individuo dell'apparente mondo reale, proiettandolo, invece, in una realtà precostituita nella quale emergono all'improvviso figure  che assumo, per una qualche oscura ragione, ruoli di megafoni di quello che esplode successivamente come pensiero dominante sul pianeta.
Si, lo so, è fantascienza. Si, lo so, esiste il libero arbitrio. Si, lo so, possiamo sempre tenerla spenta la nostra stazione periferica. Si, lo so, ma lo facciamo? ...



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