martedì 27 dicembre 2016

L'ARROGANZA DELL'INETTITUDINE

Quella che mi appresto a fare è un'amara considerazione sulle conseguenze dell'assunzione di potere da parte di persone che tutto dovrebbero avere ricevuto dalla vita tranne assurgere a ruoli istituzionali nel nostro apparente sistema democratico.
Prima di ricevere, per una qualche oscura ragione, una qualunque investitura popolare queste persone conducono le proprie campagne elettorali sulla presunta inettitudine di chi anelano a sostituire, puntando il dito sui ripetuti errori, tralasciamo per quieto vivere le accuse di disonestà su cui si fondano oramai tutti i variopinti programmi elettorali che prorompono dai vari partiti e/o organizzazioni che compongono il nostro sistema politico, che questi avrebbero commesso nel corso della durata dell'incarico ricevuto.
Ricevuto quanto richiesto dall'elettore i presunti novelli dioscuri di quella che è stata definita, a torto o ragione, una scienza ovvero la politica, non fanno altro che sostituirsi ai precedessori cercando di imporre in tutti modi consentiti la "propria" idea del concetto di amministrazione, fregandosene di cercare la necessaria condivisione delle magnifiche idee che partoriscono negli anfratti delle loro diaboliche menti.
Quello che poi rende tutto veramente paradossale è che quando l'inettitudine a ricoprire l'incarico ricevuto per grazia si palesa inequivocabilmente, queste persone trovano rifugio nell'arroganza dell'imposizione al popolo bue delle loro presunte magnifiche idee.
L'altra assurdità che si manifesta ciclicamente, poi, per difendere il proprio indifendibile operato è la scusa della ferrea opposizione al presunto rinnovamento dei così detti "poteri forti" che trascorrerebbero, a loro parere, il tempo a cercare di denigrare quanto di buono questi novelli dioscuri della politica italiana starebbero tentando di fare.
Non, quindi, una severa autocritica sulle proposte emanate accompagnata da una diffusa ricerca di consenso, ma un arroccamento sull'impossibilità di fare in quanto ostacolati dalla fantomatica, quanto potente, organizzazione dei "poteri forti", che avrebbe come compito primario quello di ostacolare chiunque cerchi di deviare da un certo percorso prestabilito.
Una nazione non può crescere culturalmente basandosi su questi ridicoli e pretestuosi presupposti, ovvero sulla continua ricerca di giustificazione di quanto chi è stato incaricato per investitura popolare non è in grado di fare per deficienze di conoscenze e, sopratutto, di personalità.
Una classe dirigente solida non si crea dal nulla e, soprattutto, non parla al popolo con "slogan pubblicitari" indegni a certi livelli; non postula il futuro di una società procedendo a tentoni, e, soprattutto, non crede di avere certezze sul quanto si appresta a fare ma, bensì, spera che quanto sta cercando di proporre produca risultati in un futuro prossimo.
Una classe dirigente vera non è arrogante perché sa bene che è proprio nell'arroganza che può decadere da essere tale, in quanto considerare un popolo "bue" non ti rende più forte ma molto, molto fragile.
Ho avuto la fortuna di conoscere persone molto importanti ed quello che ho potuto constatare è che tutte queste sono molto umili pur possedendo straordinarie capacità intellettive, e questa è una cosa di cui ho fatto tesoro ed è anche la spiegazione che mi sono dato per gli arroganti che popolano il sistema politico italiano ... 


Nessun commento: