domenica 26 giugno 2016

ON THE ROAD

Ho vissuto "sulla strada" gran parte della mia vita, finché un giorno di qualche anno fa, apparentemente senza che io avessi preso questa decisione, la strada non è stata più la mia casa. Ad un certo punto non era più accogliente, invitante, eccitante percorrerla in lungo ed in largo, senza meta definita, viaggiando nell'attesa che il fato proponesse il suo evento.
Un giorno indefinito del mio calendario la strada si è allontanata volontariamente da me, come se avesse la esatta percezione di cosa stesse accadendo, come se avesse un vita propria e avesse deciso che il nostro rapporto non dovesse continuare.
La frequentazione prima ha iniziato a diradarsi, divenendo nel tempo occasionale e iniziando a mal sopportarci a vicenda  non avendo più intima confidenza; poi l'insopportabilità è divenuta infine ostilità, il che ci ha condotto ad un inevitabile traumatico divorzio.
Avevamo feeling, siamo divenuti intimi presto, fin da subito direi; ero giovane e la strada era lì, pronta ad essere percorsa per andare incontro al mondo. Con il tempo il nostro rapporto si era consolidato, era divenuto saldo e ci sostenevamo a vicenda, pur negli inevitabili pericoli insiti in lei, esposta al vento degli eventi di chi la percorreva senza conoscerla.
Mi ha procurato dolore, come tutte le persone con cui hai un rapporto intimo e profondo, le sole che possono farlo, ma mi ha dato anche infinite gioie facendomi diventare un uomo negli anni trascorsi con lei.
Eppure un giorno, uscendo di casa, mi sono reso conto che mi era divenuta estranea, sconosciuta, e iniziai a diffidarne. La conoscevo nel profondo, credevo, mi fidavo e non avevo paura a percorrerla, sapevo come affrontarla e come domarla, sapevo renderla docile e sottomessa, pur rispettandola nel profondo.
Ma quella notte, nella pallida luce dei lampioni che la rendeva indefinita e informe, mi si è manifestata davanti come un buio tunnel nel quale avevo paura ad entrare; esitai a lungo prima di andargli incontro, ma infine lo feci in una profonda insicurezza che mai prima di allora avevo avvertito.
Riprovai alcune altre volte, ma il buio tunnel era sempre lì e la mia insicurezza cresceva sempre di più di pari passo con la paura, sensazione a me sconosciuta fino ad allora.
Poi il buio tunnel iniziò a manifestarsi anche in piena luce, nelle mattine che dovevo affrontarla per andare al lavoro; era sempre lì, oscuro, tetro, incombente, come una bocca vorace che avrebbe potuto inghiottirmi e non sputarmi più fuori, ma dovevo necessariamente affrontarlo, non potevo esimermi.
La paura è divenuta infine  terrore, che riesco oggi a vincere solo se obbligato a farlo, ovvero andare al lavoro; per il resto evito di affrontarlo.
Non conosco il motivo per cui è successo questo, che ora mi tiene chiuso in casa nei giorni di festa; ci penso, ma non trovo risposta. Forse sono pazzo, forse è una strana forma di rigetto, forse è una fobia che non riesco a controllare. Non lo so. Quello che so è che la strada non è più mia amica, anzi è divenuta una mi acerrima nemica.
Ho vissuto  "on the road" e forse ora ne sono rimasto prigioniero, come in un incantesimo potente dal quale, per ora, non riesco a venire fuori ...


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