lunedì 9 maggio 2016

PERPETUUS

Arriva un momento nella vita in cui si prende coscienza di se nella transumanza che si percorre dal non essere all'essere, comprendendo cosa si è e cosa si vuole; è un tragitto che l'uomo deve necessariamente compiere.
Può essere breve o molto lungo, ma è insito nell'Adam perché è la ragione stessa della sua esistenza, è ciò per cui è stato creato; è ineludibile.
Se non arriva si resta nell'incoscienza perenne, che non vuol dire che la vita non venga percepita come reale, ma che, di certo, la stessa resta incompleta.
L'acquisizione della coscienza procede con l'apprendimento spirituale interiore che ogni essere umano compie, ponendosi così nel contesto sociale in cui vive come esistente, affermandosi come entità non solo biologica ma anche, e sopratutto, senziente; ne permette la consacrazione e l'accettazione.
Nell'accesso all'essere l'uomo diviene produttivo, ovvero può trasmettere quello che ha appreso alla sua progenie, nelle forme e nelle modalità che ritiene opportune, creando così quella catena di continuità e progresso che ci ha condotto fino ad oggi e che condurrà le generazioni future a dove arriveranno; in questo perpetuus risiede la nobiltà e l'aristocrazia umana, consacrata dal Sommo Poeta nel verso "fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza".
E' un dogma, un comandamento, una chiave di accesso al portale dell''infinito, senza la quale la caverna sarebbe ancora il luogo di riparo dal mondo sconosciuto.
Apprendere, trasmettere e insegnare a farlo; nulla di più e nulla di meno, nella serenità di aver compiuto il percorso per il quale si è stati designati.
Ognuno ne è parte e ognuno ha il suo contributo da dare che non è misurabile in forma quantitativa né qualitativa; è importante e necessario in quanto tale.
Perpetuus, la conditio sine qua non dell'evoluzione ...



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