sabato 26 aprile 2014

UN GIORNO, PER CASO...

La storia, generalmente ignorata dal paradosso sociale italiano, scrive sempre verità. Non quella che viene impressa sui libri di chi pretende di raccontarla a modo proprio, come generalmente è avvenuto in questo paese, ma la corretta e distaccata (nel senso che non di parte e/o ideologica) analisi di quello che è accaduto nel passato prossimo e remoto può condurre ad ipotesi future più probabilistiche di quanto sia possibile pensare. Non tanto nei corsi e ricorsi tanto cari a Vico quanto nello sviluppo di una strategia basata, per l'appunto, sulla fredda disamina dei fatti accaduti in un determinato contesto sociopolitico.
Il periodo di confusione collegato alla perdita di una identità univoca che il popolo italico sta vivendo nasce da un lungo periodo, che muove dalla cosìdetta fine delle prima repubblica, passando per l'entrata nell'euro zona, per la perdita di sovranità nazionale ceduta parte, di fatto, a gruppi di potere economico operanti nel pianeta che speculano sui popoli al fine di un tornaconto personale, parte alla germania, che non fidandosi dei paesi europei dell'area mediterranea ha cercato, cerca e cercherà di essere la voce del padrone che risuona nella vecchia europa (come ha sempre cercato di fare sviluppando la maggior parte delle guerre che si sono combattute nel vecchio continente e, di certo, le due più sanguinose...), per la mediocrità di una classe dirigente nata delle ceneri di ideologie contrastanti e antitetiche che hanno regnato (regnano...) nel nostro paese, per la ferrea e assurda convinzione che comunque il "mio pensiero è migliore del tuo" al di là di ogni ragionevole dubbio, per il crescente disinteresse del cittadino agli affari politici, per l'assoluta demagogia dei centri di informazione, che nel caso italiano non vedono alcun editore puro, per la negligenza nell'affrontare enormi problemi nazionali che si trascinano da tanto, troppo tempo.
E potremmo continuare, facendo sì che la lista diventi insopportabile da leggere.
Ma questi fatti nella nostra storia recente sono impressi a fuoco ed ogni persona sana di mente e scevra da conclusioni di parte può e deve riconoscerli. Il declino del modello di vita italiano è iniziato con quella che è ricordata come tangentopoli, ovvero la disastrosa e rovinosa caduta di quella che oggi viene commemorata, appunto, come prima repubblica.
Da quel preciso momento ne inizia un altro, che sta adesso muovendo i primi passi da persona adulta, dopo il necessario rodaggio dell'età infantile e dell'adolescenza. I cambiamenti non avvengono con un giorno; sono lenti, devono necessariamente essere percepiti come tali dal popolo, essere poi assorbiti, metabolizzati, digeriti e finalmente compresi.
Tra questi fasi prolificano momenti di estrema confusione, dovuta, appunto ad una perdita di identità nazionale e personale; ci sono cose in cui le persone credono fermamente e vedere sbriciolate le proprie convinzioni giorno dopo giorno conduce, dovrebbe condurre, ad uno smarrimento, che porta al disordine in quanto genera ansia, paura.
Ora, che sul suolo italico stesse avvenendo una mutazione pochissimi sono stati in grado di interpretarlo, meno che mai la classe politica e, agganciata a essa, quello che le ruota attorno, dai sindacati alla pubblica amministrazione in senso lato, ovvero come amministrazione del bene pubblico (troppo lungo considerato privato da quelle pubbliche associazioni appellate come partiti).
Questo non sense ha paralizzato l'italia, restia ad uscire dal proprio passato settario e conservatore nel suo contesto dell'élite  burocratica, e ancora imberbe nel coraggio di voltare pagina nel suo contesto di volgo.
E la paralisi ha prodotto frammentarietà, disordine, angoscia, riluttanza, incertezza, demagogia e guru. Del resto la storia racconta di aggregazioni spontanee attorno a personaggi seducenti e calamitanti nei momenti di buio, alla ricerca di una guida per uscire dallo stato di caos apparente seppur palpabile. Che hanno prodotto risultati contrastanti ed, in genere effimeri, se non disastrosi.
Ma tutto questo rientra nel naturale evolversi verso l'età adulta, ovvero quella della comprensione di un fatto, del giudizio da formare, della soluzione da trovare. Accantonare cioè gli ardori giovanili e rivoluzionari che ci hanno condotto fino a qua (anche, se, a mio avviso, abbastanza inconsapevolmente) e affrontare la realtà odierna col senso del "buon padre di famiglia", ovvero obiettivamente e pensando a cosa sia giusto nel momento e nel futuro prossimo per assicurarne uno degno ai propri figli.
Occorre, quindi, razionalità fredda, non molestata da antichi ed obsoleti pensieri ideologici, ma che guarda all'obiettivo di mantenere e migliorare lo status quo acquisito, nel senso di benessere e pace sociale.
E' l'ora. Il dado è tratto. la coscienza lentamente acquisita. L'impossibilità di far sopravvivere un modello oramai consunto acclarata. Occorre essere cinici e pervasi dall'istinto dell'autoconservazione, imporre un new deal fatto di pensieri e occorrenze diverse, semplicemente diverse, e chiare, molto chiare.
Occorre parlare, proporre, discutere, e fare. Nell'ottica di ragionamenti diversi che devono però proporsi il medesimo fine. Se la democrazia è il minore dei mali per governare un popolo, cerchiamo di renderla vera e fruibile questa forma di governo che è costata tanto in tutto il pianeta per essere faticosamente raggiunta. E' ora di evolverla e riconsiderarla, cercando tutti insieme una strada per renderla più consona alle esigenze del terzo millennio, così profondamente diverse già solo dal secolo appena trascorso.
Tutto può essere cambiato, nulla è immutabile. Proprio perché cambia l'uomo stesso, che diviene altro pur restando nella forma da noi conosciuta. Se      mai nulla fosse cambiato oggi forse saremmo, che ne so, al cinquecentesimo imperatore del sacro romano impero; ma così non é perché ad un certo momento il modello che l'uomo viveva non era più soddisfacente e lo ha cambiato. Lentamente, con il tempo che occorreva. Nulla è subito: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si riproduce. Nel tempo e nello spazio.
Occorre, però comprendere il momento nel quale la trasmigrazione sta avvenendo.
E l'ora è scoccata. Nell'eutanasia della repubblica italiana, destinata a divenire altro pur restando se stessa.
Muovere uniti renderà le cose più semplici pur nella loro enorme difficoltà, ed essere coscienti che i risultati che si produrranno avranno effetti in un prossimo futuro (certo non domani) renderà tutto più granitico ed efficace.
Succederà...la storia è lì a ricordarcelo...

Nessun commento: