domenica 8 maggio 2011

STATUS QUO ANTE - PARTE SECONDA

..."Sono sorpreso, non mi aspettavo che mi mandassero in carcere, pensavo accogliessero la sospensiva". E così, contro ogni previsione sembra che Callisto Tanzi sia stato messo dove avrebbe dovuto già essere da un po di tempo. In Cassazione è stato condannato in via definitiva a 8 anni ed un mese (dai 18 anni del primo grado...), ed è stato tradotto nel carcere di Parma, che per uno strano paradosso è sito in via Burla. Che sia una predestinazione? Il Sor Callisto ha già comunque presentato un istanza al Tribunale di sorveglianza di Reggio Emilia per chiedere la detenzione domiciliare, perché ha più di 70 anni e anche per le sue, ampiamente certificate, critiche condizioni di salute. Scommettiamo che la otterrà?
Comunque, ricapitolando, a tutto oggi la detenzione di Tanzi non ha superato i 275 giorni dal 27 dicembre 2003 al 26 settembre 2004, 8 mesi e 30 giorni tra carcere e domiciliari. Se teniamo conto dell'indulto che toglie 3 anni alla condanna, la pena definitiva è di 4 anni e 4 mesi.
EVVIVA!
Ma, come detto, i superati limiti di età e le condizioni di salute non ottimale certificate dal suo cardiologo avranno sicuramente gioco facile sulla determinazione del procuratore generale di Milano.
EVVIVA!
Così le banche sono state assolte (vergini stuprate dall'astuto ex Cavaliere del lavoro e dai suai accoliti...) e i 100 e passa milioni che dovrebbero, in parte, risarcire le vittime Parmalat non verranno mai fuori dalle tasche dell'oramai nullatenente Sor Callisto.
Che dire? Sorpresi? Per nulla.La sua villa, opportunamente intestata alla moglie, lo attende, così come la sua piscina, visto che l'estate è alle porte. La condanna per aggiotaggio è divenuta nel tempo un alice, perdendo pesa e consistenza fra primo grado, appello e cassazione. L'inesorabile, sepur lenta e compromessa, giustizia italiana ha emesso il suo duro verdetto.
EVVIVA!
Non credo più nella legge. O meglio, ci credo, ma non credo più che venga applicata nei modi corretti. Abbiamo assorbito col tempo una certa assuefazione a certe situazioni e molte volte penso che usciamo sconfitti dall'idea di cosa sia una nazione democratica. Viviamo sospesi, fra necessità e desideri, che tali rimangono, come romantici ideali giovanili. Non abbiamo nanche la forza di fare finta di essere indignati che il dover vivere ci richiama alla nostra dura realtà. Fatta di un quotidiano affannarsi, fra problemi e momenti di logorio, incazzature e tormenti. E i rari momenti sereni vogliamo viverli, e ci mancherebbe altro!... Già, STATUS QUO... perché interromperlo se, dopo tutto, si riesce a vivere abbastanza discretamente....

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