domenica 9 gennaio 2011

LETTERA ALLA DONNA DELLA MIA VITA (che ancora non c'è...)

Ti ho aspettata.
Ti ho aspettata tanto.
Con pazienza, speranza, credendoci sempre. Perchè non potevo fare altrimenti.
Ho affogato l'attesa nel vizio, creando felicità artificiale, finché non è stato più abbastanza. Palliativi costosi e dannosi, inutili; ma la noia della solitudine ha bisogno di sollievo e da qualche parte bisogna pur cercarlo.
Ma dura sempre poco, e col tempo anche meno.  E ne hai sempre più bisogno, e quando scopri che ti lega ti accorgi che il nodo è troppo stretto per scioglierlo.
Piangere e commiserarsi non è sufficiente. Occorre aver fede.
Vedevo nel mio futuro il tuo volto; non delineato, fuori fuoco, indefinito. Ma sentivo che c'era e che in un futuro prossimo si sarebbe mostrato.
E così l'attesa è divenuta ancora più odiosa nella lotta per sciogliere il nodo, contiuando a nuotare nel vizio, cercando di non affogare.
Poi ho iniziato a sentire la tua voce che sussurava parole che non capivo, ma che componevano una melodia che mi ammaliava.
Ed ho preso a nuotare con più forza, affrontando onde sempre più alte, controccorrente, con i polmoni pieni d'acqua.
Ma più nuotavo più l'approdo lontano m'appariva ed il nodo sembrava volermi trascinare nel fondo di quell'oceano artificiale eppure così vero e burrascoso, per inghiottirmi per sempre in una acquiescenza silenziosa di rassegnazione.
Così in un giorno d'autunno della fine dell'anno ho smesso di nuotare, stremato e vinto dall'imparità della lotta. Mi mancava l'aria e le braccia erano oramai intorpidite dallo sforzo e l'ipotermia s'affaciava nell'acquietarsi delle acque; ed è lì, in quell'esatto momento che ho chiuso gli occhi dichiarandomi vinto e ho smesso di nuotare, lasciandomi andare nella corrente, abbandonandomi all'inevitabile.
Nel silenzio tenebroso della quiete dopo la tempesta aspettavo, aspettavo, aspettavo.
Poi il tuo volto s'è materializzato e la tua voce s'è liberata e come una sirena omerica hai iniziato a cantare per me il cielo in una stanza.
Ti ho aspettata.
Ti ho aspettata tanto.
Ora ti ho trovata.
Il nodo d'incanto se sciolto e il dolce brivido della libertà mi ha rianimato in un colpo di tosse che ha espulso l'acqua in eccesso dentro di me riportandomi alla coscienza.
Ora ti ho trovata, e ti tengo stretta a me.
Non canti più.
Mi guardi, sorridi, e poi abbassi gli occhi.
Non occorrono parole.
A me basta ascoltare il battito del tuo cuore che suona le universali note dell'amore per ripagarmi dell'attesa... 

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