domenica 12 dicembre 2010

UNA CARTA, UNA CELLA, UNA SEDIA VUOTA ED UN NOBEL

La Charta 08 (in cinese 零八宪章) è un manifesto sottoscritto il 10 dicembre 2008 (anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo) e pubblicato online da 303 intellettuali ed attivisti per i diritti umani cinesi, allo scopo di promuovere una serie di riforme politiche volte alla democratizzazione della Repubblica popolare cinese.
Il nome è tratto dalla famosa Charta 77, documento redatto dai dissidenti cecoslovacchi negli anni Settanta. Promotore e coordinatore è stato lo scrittore Liu Xiaobo.


Le richieste



La Carta contiene la richiesta di 19 riforme, da attuarsi per migliorare il rispetto dei diritti umani in Cina, che vanno dal funzionamento della giustizia alla libertà di associazione, all'introduzione del pluripartitismo. Nel documento si legge: «I conflitti sociali di tutti i tipi si vanno accumulando e il malcontento è sensibilmente aumentato». E ancora: «Il potere si è ripiegato su se stesso al punto che il cambiamento non può più essere evitato». «La Cina oggi rimane l'unico grande paese guidato da un regime autoritario, responsabile di numerose violazioni dei diritti umani». «La situazione deve cambiare! Le riforme politiche democratiche non possono più aspettare.»

Le richieste specifiche riguardano:


1.Modifiche in senso democratico alla Costituzione della Repubblica popolare cinese;

2.Separazione dei poteri;

3.Democraticizzazione del potere legislativo;

4.Indipendenza del potere giudiziario;

5.Possibilità per i cittadini di controllare l'operato degli amministratori;

6.Rispetto dei diritti umani;

7.Elezione (dal basso) e non più nomina (dall'alto) dei funzionari pubblici;

8.Equilibrio tra ambiente urbano ed ambiente rurale;

9.Libertà di associazione;

10.Liberta di riunione;

11.Libertà di espressione;

12.Libertà di religione;

13.Educazione civica;

14.Tutela della proprietà privata;

15.Riforma del sistema fiscale e tributario;

16.Sicurezza sociale;

17.Protezione dell'ambiente;

18.Passaggio alla repubblica federale;

19.Istituzione di una Commissione della verità e della riconciliazione[1].

(FONTE Wikipedia, l'enciclopedia libera )

Venerdì 10 dicembre, ad Oslo è stato assegnato il PREMIO NOBEL per la PACE a LIU XIAOBO. a ritirarlo una sedia vuota con accanto una sedia vuota (generalmente riservata ad un familiare del premiato). Liu è in carcere in Cina, condannato ad 11 anni di reclusione per SOVVERSIONE. 19 DIPLOMAZIE STRANIERE (tra le quali Russia, Cuba, Pakistan, Serbia ed Iraq) hanno disertato la manifestazione per "varie ragioni".
la Charta 08, come è possibile leggere nei 19 punti programmatici, chiede elementari libertà in un Paese che ne è privo. A leggerli viene quasi un sussulto per la condanna per sovversione.
siamo nel 2010, anzi 2011. continuano ad esistere posti nel mondo nei quali vengono negati i più elentari diritti. continuano ad esistere persone che in questi posti devono pagare un prezzo salato per affermare il diritto a possederli. ci sono stati appelli di varie personalità nel mondo che hanno ribadito la necessità della liberazione di Liu. c'è stato uno strano silenzio nel nostro Paese, notoriamente molto attivo in fatto di censura e libertà di parola. non una manifestazione. non un dibattito. non una trasmissione, sopratutto da chi, giornalmente, urla contro una democrazia "oscurantista" facendo i beneamati fatti propri ( e dietro lauto compenso e non rischio di galera).
ognuno ha le sue idee in proprosito, ed è giusto così. continuo a provare vergogna per il mio Paese, oramai sull'orlo del burrone. una vergogna dinamica, che cresce e si sviluppa giornalmente. restiamo ancorati a vecchie dietrologie ideologiche così ammuffite da far venire la nausea. il Paese del dibattito continuo continua a galleggiare sui propri flussi maleodoranti e neri come la pece. un Paese di tutti contro tutti purchè quello che oggi è mio non divenga tuo, e quello che è tuo passi a me. d'altronde basta sventolare una bandiera in piazza per ripulirsi la coscienza e tornare a casa la sera soddisfatto e tronfio degli slogan gridati a più non posso.
a volte, credo, potrebbe essere più utile lottare con il buon esempio. con l'onestà (valore diffuso in questo Paese ma non così apprezzato). con la dignità. con il coraggio di dire relamente quello che si pensa, e non quello che in quel momento conviene dire (o non dire).
in chiusura, voglio ricordare l'unico precedente nel quale a Oslo è rimasta una sedia vuota a ritirare un premio:
1936, Nobel per la Pace al pacifista tedesco CARL VON ISSIETZY.
ad impedirgli l'arrivo nella capitale norvegese fu Hadolf Hitler.

Nessun commento: