mercoledì 18 ottobre 2017

FEDE E RAGIONE - BENEDETTO XVI - RATISBONA, 12 SETTEMBRE 2006

Stralci del discorso tenuto da PAPA BENEDETTO XVI presso l'Università di Ratisbona (Baviera, Germania) avente per tema il rapporto tra fede e ragione; l'analogia, nella differenza, tra Dio e l'uomo; il nesso tra religione e civiltà; la scientificità moderna, con il suo valore e la necessità di "allargare l'illuminismo".

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"La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio è soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ciò che è greco nel senso migliore e ciò che è fede in Dio sul fondamento della Bibbia. Modificando il primo versetto del libro della Genesi, Giovanni ha iniziato il prologo del suo Vangelo con le parole "In principio era il Logos". E' questa proprio la stessa parola che usa l'imperatore: Dio agisce con il Logos (che per i greci antichi era l'evidente razionalità dell'universo ... n.d.r.). Logos significa insieme ragione e parola - una ragione che è creatrice e capace di comunicarsi ma, appunto, come ragione. Giovanni con ciò ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio, la parola in cui tutte le vie spesso faticose e tortuose della fede biblica raggiungono la loro meta, trovano la loro sintesi. In principio era il Logos, e il Logos è Dio, ci dice l'evangelista".

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"Solo se Ragione e Fede si ritrovano unite in un modo nuovo, se superiamo la limitazione auto decretata della ragione a ciò che è verificabile con l'esperimento, e dischiudiamo ad essa nuovamente tutta la sua ampiezza è possibile non fare un uso distorto, quindi, delle conquiste scientifiche".

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Ed, in ragione di ciò:

"Solo così diventiamo anche capaci di un vero dialogo delle culture e delle religioni. Le culture profondamente religiose del mondo vedono proprio in questa esclusione del divino dall'universalità della ragione un attacco alle loro convinzioni più intime. Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell'ambito delle sotto culture, è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture".

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"Il coraggio di aprirsi all'ampiezza della ragione, il non rifiuto della sua grandezza, è questo il programma con cui una teologia impegnata nella riflessione sulla Fede Biblica entra nella disputa del tempo presente".

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Papa Benedetto XVI forse non sarà mai apprezzato abbastanza dai cattolici cristiani come "Papa" per l'appunto, ma ogni volta che mi capita di rileggere certi suoi discorsi, tra cui questo di Ratisbona in particolare, non posso non soffermarmi sulla sua grande capacità di analisi filosofica-religiosa elaborata in ragione di quanto stiamo attualmente vivendo come società planetaria. I tempi sono oramai maturi per importanti rivelazioni che stanno per essere fatte sia dalla Chiesa, come Istituzione Religiosa, sia dagli Stati, come Istituzioni Laiche, che, per forza di cose, convergeranno fondendo religione e scienza in un "unicum" che l'Adam (essere biblico ed essere scientifico allo stesso tempo) sta già vivendo dalla sua prima apparizione sul pianeta "Terra", o come in qualunque modo si voglia chiamarlo. Benedetto XVI lo ha sottolineato proprio in questo famoso discorso pronunciato, non a caso, in in'università (in proposito vale la pensa di ricordare che alla Sapienza di Roma gli fu impedito di parlare), quale simbolo indiscusso dell'analisi scientifica di ciò che circonda la vita biologica che prolifera in questa parte dell'universo da tempo immemore.
Se "In principio era il Logos", ovvero l'evidente razionalità dell'universo per i greci antichi, come scritto dal discepolo Giovanni (colui che Gesù amava ...) nel suo Vangelo non a caso non sinottico, e se tutto ebbe inizio, come sembra oramai acclarato anche per via di ritrovamenti recenti di antichi scritti provenienti dall'India (I VEDA), da un BIG BANG, mi chiedo come sia ancora possibile che Fede e Scienza siano ancora considerate divergenti e non rette parallele destinati ad incontrarsi nel punto chiamato infinito ...

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