sabato 14 marzo 2015

QUELLO CHE SENTO DENTRO

Non conoscevo DAVIDE RAGGI, il ragazzo di 27 anni ucciso barbaramente a Terni da un immigrato irregolare espulso eppure ancora incredibilmente in territorio italiano.
Non lo conoscevo, ma il suo omicidio mi ha profondamente scosso, creandomi dentro una frattura profonda, un senso di vuoto, come se mi fosse venuta a mancare una persona cara.
Penso alla sua famiglia, all'atroce dolore che questa follia ha generato.
Non si può morire così. L'uomo è perituro, è nella sua natura, questo è innegabile ma quando la natura non segue il suo corso è evidente che qualcosa non è andato per il verso giusto.
Il fato è sempre in agguato: un incidente, un malore, una malattia; fa comunque male ma è accettabile, con il tempo, una scomparsa legata ad eventi non controllabili seppur prevedibili.
Ma essere sgozzato per un futile motivo no, non può essere catalogato ed archiviato come "destino". Non è accettabile. Non in una società strutturata che si è data delle regole che limitano la libertà individuale da tutti accettate per poter vivere con un senso di appartenenza e di sicurezza.
Davide è morto perché una persona che non doveva essere lì c'era invece.
Questo non è accettabile. E' un rischio collaterale che la società italiana non deve più permettersi di rischiare di pagare.
Il problema immigrati è un problema che va affrontato e risolto una volta per tutte. Davide non deve restare una pagina di cronaca da dimenticare in fretta.
Le responsabilità sono evidenti e non più giustificabili.  Chi vive nell'eden dorato ci deve delle risposte non più ineludibili. Io mi ritengo una persona tollerante; la mia educazione e cultura non mi permette di essere altro. E come me la stragrande maggioranza degli italiani che tutti i giorni affronta le realtà che gli  presenta davanti la vita: siamo noi che poi dobbiamo convivere con i nostri ospiti tutti i giorni in tutte le situazioni che il quotidiano ci prospetta.
Ora, la mia insofferenza è cresciuta.
Davide stava lì, a dare corso alla sua vita, ai suoi sogni, alle sue speranze, ai sui amori, alle sue passioni, ai suoi dolori e quanto altro.
E' in uno squallido momento tutto questo è terminato, per mano di un individuo che viveva nell'illegalità e che, ripeto, non doveva essere lì.
Non lasciamo che questo sacrificio umano resti un freddo numero nelle statistiche ufficiali di uno Stato che non è più tale.
Non ho ascoltato nulla dalle istituzioni, semmai ancora oggi le possiamo considerare tali.
Una famiglia è stata deturpata nei suoi affetti più cari, le parole di circostanza non sono più accettabili.
Dobbiamo reagire a questo stato comatoso di inappetenza; dobbiamo pretendere una risposta definitiva.
Usciamo dallo stato di minorità nel quale ci siamo cacciati. Diamo corso ad una nuova era dei lumi. Riprendiamoci quello che ci spetta. Il bene comune è inalienabile: non lasciamo alla mercé di gente che non lo rispetta.
Spero che Davide sia in un posto migliore di questo. Alla sua famiglia faccio le mie più sentite condoglianze. Ma a tutti gli italiani, questo omicidio, ha tolto un fratello.
 
 

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