sabato 8 giugno 2013

GENDER PARITY

Ora, nella mia profonda ingenuità credevo che alcuni equilibrismi "politically corrret" pirotecnici fossero stati possibili solo nel nostro vituperato bel paese, ma stavolta, e non senza soddisfazione, ho dovuto ricrermi.
Mi sono imbattuto in questi giorni in un articolo di Repubblica che prendeva spunto da una iniziativa intrapresa da una delle più quotate università tedesche, quella di Lispia (ex Germania Est), ovvero quella che "i titoli accademici verranno espressi solo al femminile, anche per i docenti maschi. Per tutti si dovrà dire (e scrivere su carte intestate, biglietti da visita, siti web) Professorin, Assistentin, Wissenschaftlerin o Rektorin, cioè professoressa, assistente (ma in tedesco il maschile e il femminile sono diversi), ricercatrice e rettrice.
L'iniziativa, a mio modo di vedere, è ridicola, checché ne dica l'estensore dell'articolo (il quale sostienene, in pratica, meglio questo che nulla...); ridicola e non sense.
Statuire la Gender parity (parità di genere o come comunque la si voglia chiamare) con un editto del genere non fa che acuire la discriminazione fra uomo e donna, come qualsiasi altra iniziativa ricollegabile, ad esempio, alle incredibili "quote rosa" legiferate nel nostro paese.
E' vero, occorre riconoscere che purtroppo nell'anno del signore 2013 questa discriminazione di genere resiste anche nella civiltà occidentale, che dovrebbe stare vivendo il suo periodo aureo.
Eppure  apparteniamo, uomo e donna/maschi e femmine/ trasgender, alla massa biologica di questo pianeta; ci insegnano a parlare, leggere e scrivere allo stesso modo. Gettate le basi per un approccio razionale all'esistenza iniziamo il nostro cammino con il medesimo approccio di curiosità, sul quale costruiamo la  personale legenda della nostra vita, basata su quello che siamo capaci di produrre, inteso come parto dello sviluppo delle capacità intelletive.
Angela Merkel, di fatto, non è la donna più importante del pianeta, ma è una delle persone più potenti in senso assoluto, e questa forza non scaturisce dal fatto che è donna, ma che è, probabilmente, visto che non ho il piacere di conoscerla, una persona molto dotata e di spiccata personalità che è stata capace di divenire ciò che è adesso.
Margaret Thacher, la "Lady di ferro" non è stata la donna più importante della storia inglese, se mai questo titolo il popolo sovrano inglese abbia voglia di riconoscerglielo, ma una delle persone più determinati del '900.
Probabilmente in un contesto di gender parity statutito da una qualche parlamento non sarebbero esistite, perché magari deliberando, ad esempio, una "quota rosa" di una qualche percentuale sarebbero restate fuori.
Medesima considerazione potremmo farla per Mr. Obama, il quale non è quello che è ora perché non bianco, ma perché è sicuramente una persona in grado di convogliare consenso, essendo dotato di un forte carisma.
E così, via.
Credo che tutti i tentativi di stabilire la parità di genere per editto siano non solo patetici, ma ancora più discriminanti. La GENDER PARITY è statuita in natura. La diversità biologica è legata alla riproduzione. Di fatto non saremmo qua a  parlarne se non fosse così. quello che siamo e che siamo in grado di fare è legato alle nostre capacità e a come siamo stati in grado di veicolarle accrescendole, espandodole, ed impiengadole, infine, nel nostro quotidiano.
Esistono persone. Distinguere uomo e donna nel contesto sociale è una assurdità, oltre che controproducente.  Dopo secoli di battaglie (si pensi solo, per ricordarne una, a quella per il diritto di voto per le assemblee parlamentari) ancora siamo invischiati un questa fantozziana distinzione. Siamo ancora a discutere di percentuali, pari opportunità e quanto altro.
Credo che sarebbe ora si smetterla e considerarci tutti delle persone con capacità più o meno spiccate, ed è di questo che dovremmo discutere. Di cosa uno/una è capace di produrre dall'alto della sua istruzione, razionalità, capacità emotiva, determinazione. Il resto è fuffa.
Credo che quando i ragazzi, all'entrata del loro professore in aula all'università di Lipsia dovranno dire: "Guten Tag, Herr Professorin!", cioè "Buongiorno, signor professoressa", a stento tratterranno un sorriso ironico...
 
 


Nessun commento: